Claudia Muzio (cronache)

ALCUNI GIUDIZI SULLE RECITE DI TOSCA TENUTE DA CLAUDIA MUZIO AL TEATRO DAL VERME DI MILANO NELL'OTTOBRE  1915

Il grande trionfo nella “Tosca”, al Dal Verme, della diva CLAUDIA MUZIO ebbe piena, assoluta, unanime conferma dalla stampa milanese, concorde nel celebrare gli immensi pregi dell’affascinante artista come i lettori potranno persuadersene, leggendone gli splendidi giudizi:

 

 

      IL SECOLO:-  Ieri fu la volta della Tosca, quinta delle opere annunciate; e com’era forse preveduto  fin da quando la s’incluse nel programma, essa sembrò venuta a rappresentare, accanto alla Traviata, il caratteristico successo popolare della stagione. V’era ieri, infatti, in teatro un bel pubblico. Nessun elemento di teatralità è mancato all’esecuzione di ieri, affinché l’opera suscitasse delle forti impressioni sul pubblico.

      Tutti gli artisti alla loro volta, non furono soltanto docili ed intelligenti collaboratori del Toscanini. Le loro singole interpretazioni riuscirono altrettante affermazioni dell’individuale valore di ciascuno di essi.

      Metteremo in primissima linea la Muzio. Poche rivali ella può avere nella parte di Tosca. Con una morbidezza di canto quale soltanto può essere concessa ad un magnifico organo vocale, tutto ciò che la parte della protagonista contiene di seduzioni fu della Muzio comunicato vibratamente al pubblico.

      Nei momenti di maggiore drammaticità ebbe scatti di passione, di disperazione trascinanti. Ella ha fraseggiato l’arioso del second’atto Vissi d’arte con felicissime e facili flessioni, salendo con timbro sempre uguale, e potenza sempre crescente.

 

     LA PERSEVERANZA:-  Claudia Muzio portò al rilievo della figura della protagonista, colle seduzioni esteriori della bella aitante persona, doti artistiche degne di molta considerazione: in primo luogo la voce ferma, vibrata, incisiva, piena di calore, di dolcezza, di vigoroso accento. Mi è parsa attrice di forte tempra drammatica.

      È assai notevole il cammino che ella ha fatto dalle ultime sue prove alla Scala.

      Rese benissimo  la scena della gelosia al primo atto, e sostenne con molta efficacia di scena la sua parte nel duetto con Scarpia. Cantò bene l’aria Vissi d’arte, ma meglio ancora di questo pezzo - che esige un consumo limitato di voce, e che per interpretarlo, non pretende nessun sforzo intellettuale - (ragione per cui si è reso troppo popolare nelle sfere del dilettantismo canoro), ella piacque nel duetto finale in cui la sua voce ebbe modulazioni deliziose, il suo fraseggiare, accenti tutta tenerezza, slanci di sentita passione.

 

      IL CORRIERE DELLA SERA:-  Di questi mezzi di espressione si è servito il pubblico del Dal Verme ieri sera: chiamate numerose si sono avute alla chiusa d’ogni atto in un uragano di ovazioni, e più volte l’esecuzione dell’opera pucciniana è stata interrotta dagli applausi a scena aperta.

      D’altra parte gli artisti che tenevano le parti principali hanno dato ciascuno il dovuto rilievo alle rispettive parti, tanto per ciò che riguarda l’esecuzione vocale, quanto per ciò che riguarda il giuoco drammatico: né v’era d’altronde da aspettarsi meno da cantanti già così favorevolmente noti quali il soprano Muzio (Tosca), il baritono Viglione-Borghese (Scarpia), il tenore Crimi (Cavaradossi).

 

     L'AVANTI:-  Ecco un altro spettacolo che affollerà il botteghino del teatro. La Tosca di Puccini, che ha il suo gran pubblico d’appassionati, si presenta qui in una così curata ed accurata edizione, da renderla interessante anche a quelli cui piace meno, e quasi agli altri cui non piace affatto.

      Questo successo è dovuto non soltanto alla concertazione di Toscanini che è sempre un capolavoro di finezza, ma anche agli artisti di non comune valore che ne difendono la fortuna; la Muzio, protagonista elegante ed appassionata, dal canto pieno di grazia e di sentimento.

      Il teatro elegante ed affollato rispose con effusione e con slancio alla virtù degli interpreti. Oltre ai pezzi di prammatica; il Recondite armonie; il Vissi d’arte e d’amor, i dolci baci e le non meno languide carezze, applauditi con unanime foga, si acclamarono lungamente ad ogni fine d’atto la Muzio, il Crimi, il Viglione-Borghese e con particolari dimostrazioni di simpatia il grandissimo Toscanini.

 

      ITALIA:-  La Tosca è apparsa come quarto spettacolo di questa memorabile stagione, accolta da un teatro affollato in ogni sua parte.

      Del secondo atto è vivamente applaudito il duetto fra Tosca e Scarpia nell’efficace e drammatica interpretazione della Muzio dopo la celebre aria Vissi d’arte… A tale calata il pubblico li vuole entrambi con Toscanini e col Crimi, quattro volte alla ribalta.

      Nell’ultimo atto nutriti applausi scosciano frequenti durante ed alla fine del duetto col quale termina l’atto. Dopo di che ancora ripetute chiamate agli artisti ed una calda ovazione a Toscanini, chiudono lo spettacolo.

      Le accoglienze fatte agli interpreti sono già prova evidente dei loro indiscutibili meriti. Tuttavia aggiungeremo che nel personaggio di Tosca fu ammiratissima la Muzio per la voce ben timbrata, limpida, sicura ed espressiva, per la drammaticità del giuoco scenico e pel sentimento convincente che sa infondere nel canto.

 

      SERA:-  Gli spettacoli allestiti da Arturo Toscanini si vanno seguendo con regolarità prodigiosa e con ancora più prodigiosa bellezza.

      Claudia Muzio, la giovine artista che in così breve tempo percorse il suo fulgido cammino, apparve nella più rigogliosa pienezza dei suoi mezzi vocali. Sottilmente sfumò e disse le dolcezze amorose della parte, e drammatizzò con vivo impeto le pagine più vigorose.

      Un nuovo spettacolo, insomma, degno di tutto il favore e il fervore del pubblico.

 

Tratto dalla RIVISTA TEATRALE MELODRAMMATICA del 20/31 ottobre 1915

n°2587/88

 


 

UNA RASSEGNA STAMPA DELLE TRE RECITE DI MADAME SANS-GÊNE DI UMBERTO GIORDANO CHE IL SOPRANO PAVESE HA CANTATO AL TEATRO GRANDE DI BRESCIA ALL'INIZIO DEL 1916

 

                           

 Ai trionfali, recentissimi successi, de’ Pagliacci  e della Tosca al Dal Verme - nell’indimenticabile stagione toscaniniana - e della Loreley al Carlo Felice di Genova. CLAUDIA MUZIO ne ha aggiunto un altro importantissimo: quello nella Sans-Géne al Grande di Brescia. Alla complessa figura di Caterina, la diva, ha dato l’incanto della provocante persona, il fascino della bellissima voce e le delizia dell’arte sua ammaliatrice, facendone una vera, una meravigliosa creazione.

Celebrandone il grande trionfo, la stampa bresciana analizza, con veri inni - li riproduciamo - le immense doti e vocali e artistiche dell’eminente prima donna.

 

     LA PROVINCIA: - La scabrosissima parte di Madame Sans-Géne ha trovato in Claudia Muzio un’interprete deliziosa. la Muzio possiede indubbiamente una delle più perfette voci liriche che siano oggi in arte; e poiché iniziò la sua carriera quale concertista ha raffinato il talento di musicista. Difficilmente, crediamo, il maestro Giordano potrà sentir cantare la parte di Caterina con più purezza di timbro e insinuante accento; ma anche scenicamente la Muzio non può (parola illeggibile) ai raffronti; che seppe comporre il suo personaggio con molta disinvoltura di scena, sorpassando con malizioso garbo gli scogli delle goffaggini che le sono qua e là imposte, e trasformando poi tutta la suadente sentimentalità del suo temperamento nei momenti passionali, che illuminano la sua formosa bellezza di una luce di seduzione.

 

      IL CITTADINO:- Una protagonista eccellente è stata Claudia Muzio. Avvezza ai maggiori trionfi per il metodo meraviglioso del suo canto. Essa ha dato alla personificazione di Madame Sans-Géne tutto il suo talento di cantante e di artista. La limpidezza del suo timbro che raggiunse estensioni notevolissime, si mantiene in tutti i registri, dai recitativi agli acuti. La sua interpretazione, eccettuato qualche eccesso di scena, è apprezzabilissima.

 

      LA SENTINELLA:- Claudia Muzio ha dato alla figura della protagonista il fascino di una voce bella per la grande estensione e il timbro squillante e il calore di un’azione di grande stile, riuscendo a rendere  in armonioso equilibrio tutte le sfumature del carattere di Caterina. La gamma delle modulazioni sceniche  e musicali ella seppe rendere con seduzioni di comicità, colla mobilità della maschera e il calore e l’intensità degli accenti drammatici, ottenendo sempre espressioni, sia nell’allegrezza che nel dolore, vibranti e umane.

Alla squisita e bella artista non si può neppure imputare quella  esagerazione della parte comica nel secondo atto , che come ha guastata la commedia, guasta pure anche il melodramma; perché questa deplorevole esagerazione è vizio d’origine e fu creata prima dalla Rèjane e poi fu imitata dalla Reiter e passò così alla tradizione.

Certo la Duchessa di Danzica ch’era donna di talento e soprattutto una bella donna, magnificamente modellata  (precisamente come la signora Muzio) per quanto impacciata nella veste di corte, avrà saputo camminare. Ma per questa pecca bisogna prendersela colla signora Rèjane.

 

Tratto dalla RIVISTA TEATRALE MELODRAMMATICA n°2599/600  del 10/20 febbraio 1916.

 

 


IL DEBUTTO DI CLAUDIA MUZIO AL METROPOLITAN DI NEW YORK

I MEMORABILI E TRIONFALI SUCCESSI

DELLA "DIVA" CLAUDIA MUZIO

IN TOSCA - MANON LESCAUT - PAGLIACCI - TROVATORE - AIDA - 1916

 

Quando, giovinetta, seguendo, a New York, il padre suo, allora direttore scenotecnico del  Metropolitan, assisteva, estatica, non abbandonando i prediletti studi di pianoforte e d’arpa, alle interessantissime rappresentazioni, su quelle importantissime scene, delle maggiori deità dell’Olimpo lirico - delle quali divenne la nina mimada, come, con felicissima immagine, chiamano gli spagnuoli, la bambina tanto accarezzata - Claudia Muzio, inebriata dalle feste che ad esse venivano tributate dagli acclamanti spettatori, avrà ambito di divenire artista, per suscitare, ella pure, l’entusiasmo de’ pubblici?.

Nelle sue giovanili aspirazioni di gloria, la gentile e bellissima fanciulla, temperamento musicale per eccellenza, avrà desiderato, forse, di provocare, col suo canto, il plauso della folla, ma la sua ambizione non si sarà elevata, crediamo, fino a desiderare le acclamazioni de’ rigidi frequentatori dell’aristocratico teatro della grande metropoli nord americana, acclamazioni riserbate alle autentiche illustrazioni artistiche. Ma Claudia Muzio, salita, in brevissimo tempo, mercè i continui suoi trionfi e l’immenso suo valore, ai fastigi dell’arte ebbe l’invidiata soddisfazione di presentarsi al monumentale Metropolitan - ove. Pochi anni prima, s’era tanto distinta in orchestra, quale professoressa d’arpa - come artista di grandissima fama, come stella assoluta e di un sovraneggiare, superando tutti i confronti, vincendo ogni ricordo.

L’esordio della diva nella Tosca, con Enrico Caruso - l’illustre tenore - col quale aveva già trionfato, nella stessa opera, al Covent Garden di Londra e al Casino di Montecarlo, fu un vero avvenimento.

L’affascinante ed elegante figura, affatto scultorea nei ricchi abbigliamenti di Floria, la voce meravigliosa per bellezza ed estensione, l’alto intelletto di cantante somma e d’attrice perfetta e la sorprendente e personalissima interpretazione vocale e scenica, conquistarono l’eletto uditorio che presenziava all’interessante apparizione della famosa prima donna, la cui impressionantissima vittoria superò la febbrile aspettativa di tutti gli astanti, che la festeggiavano, con dimostrazioni frenetiche in ogni brano, in ogni scena, in ogni frase.

Per avere un’idea del trionfale esordio della Muzio, bisogna leggere i giudizi - ne riproduciamo alcuni . de’ critici del Morning Telegraph, del New York Times, dell’Illustrazione Italo Americana, del Follia di New York, del Word, del New York Tribune, del Times, del Telegraph, del Cittadino, del Corriere d’Italia, delNew York Evening Mail, dell’American, i quali, pubblicando, quasi tutti, il ritratto della celebre e bellissima cantatrice e inneggiando al grandissimo suo successo, ne esaltarono i meravigliosi pregi artistici, rallegrandosi, anche, col direttore generale comm. Giulio Gatti Casazza, ch’ebbe la fortuna di potersela accaparrare.

Se con le mirabili e superbe esecuzioni di Manon del Puccini, di Nedda nei Pagliacci e di Leonora nelTrovatore, giustificò il fanatismo - è la parola - destato al debutto, nell’Aida, pure con Caruso, ottenne un trionfo - è tutto dire! - anche maggiore, rivelando nuove preziose qualità, sebbene fosse la prima volta che eseguiva la potente concezione verdiana.

Nelle rappresentazioni straordinarie di Trovatore e di Tosca ad Atlanta, la Muzio corrispose, sorpassandola, alla grandissima aspettativa, acuita dall’eco dei fanatismi di New York, come dimostreremo - in altro numero - con la scorta di quei giornali.

Riconfermata, con vistosissimo emolumento, per la ventura stagione, nella quale susciterà nuove emozionanti dimostrazioni, Claudia Muzio, è rimasta a New York anche durante l’estate, perchè ha firmato un lucroso contratto per l’incisione di venti dischi con la Pathé. Ebbe offerte per l’agosto a San Francisco e l’ottobre pel Messico e per Avana - ove lasciò ricordi incancellabili . ma, per ragioni finanziarie, le declinò, desiderando, e non possiamo darle davvero torto, d’esser retribuita in proporzione di quel che rendono alle imprese, il suo valore indiscusso e il nome suo glorioso, che irradia pure la scuola d’onde, la illustre artista, è uscita, quella di Elettra Callery-Viviani , con la quale, altamente, ci compiacciamo.

 

                                                                    TOSCA 

 

    NEW YORK HERALD: - Ci è grato annunziare che il signor Gatti Casazza con l’accortezza che lo distingue, darà al pubblico del Metropolitan una nuova stella che siamo certi diverrà un idolo, Claudia Muzio.

Ricordiamo questa giovane bella e valorosa artista al Covent Garden di Londra e i suoi successi, successi che ormai non si contano ottenne in Italia ove percorse i più grandi teatri.

 

    MORNING TELEGRAPH: - La signora Claudia Muzio, il nuovo soprano drammatico italiano debutterà domani nel ruolo di protagonista nella Tosca. La Muzio non è la prima volta che viene a New York, vi fu da piccola ragazza col padre M.o Carlo Muzio che allora era direttore di scena al Metropolitan ed al Manhattan. Il padre sperò allora di fare della piccola Claudia una buona pianista e arpista ed infatti la Muzio studiò con profitto questi strumenti. Ma la vocazione per Teatro attrasse la futura diva, e così studiò il canto. La Muzio è giovanissima eppure ha già percorsi i principali teatri d’Europa passando di successo in successo, di trionfo in trionfo.Domani sera quindi udiremo la piccola Claudia, divenuta celebre, al fianco del famoso Caruso e di Scotti; un terzetto eccezionale a cui il trionfo non può mancare.

 

    NEW YORK TIMES: - Domani al Metropolitan, avremo Tosca col divo Caruso e Scotti; nella parte della protagonista debutterà la sig.na Claudia Muzio, soprano drammatico italiano. Dalla carriera percorsa in Europa ci è agevole prognosticare un trionfo a questa giovane artista.

 

     ILLUSTRAZIONE ITALO AMERICANA: - Metropolitan Opera House - prima che s’iniziasse la stagione lirica del Metropolitan fummo non poco impressionati dalle notizie che man mano ci giungevano, circa le gravi difficoltà che il comm. Giulio Gatti Casazza, andava incontrando nella scritturazione degli artisti.

Come unica stella di attrazione non c’era che Caruso, ma era necessaria una donna che potesse stare degnamente a fianco di questo colosso. La fortuna arrise al sig. Gatti Casazza, trovò la Muzio, colei che doveva risolvere il problema, colei che ormai l’ha magnificamente risolto, colei che doveva, ed ha saputo assolvere un grave compito, colei su cui erano puntati gli sguardi di tutti, primi gli americani che credevano che senza la Destinn, la Farrar, senza la Bori e via dicendo, il Metropolitan avrebbe quest’anno corso cattiva sorte.

Claudia Muzio, il nuovo astro sorto, brillante di luce propria, ha offuscato come per incanto tutti gli altri, diventati loro malgrado, anzi con loro dolore, semplici meteore.

 

    EVENING SUN: - Della bella Muzio fummo ammirati per la grande facilità della voce, della scuola perfetta di canto, e della padronanza della scena.Questa valorosa artista ha inteso tutta la bellezza dell’eroina del Sardou e ha presentato a noi  una Floria appassionata e fremente d’amore, amore che la fa assurgere al più sublime sacrificio.

Cosa meravigliosa questa in una cantante, quando si pensi alle molte difficoltà da superare e per la musica e per la voce. Ma la Muzio vinse da grande artista; nel Vissi d’arte fu meravigliosa, e nella scena con Scarpia, raggiunse un verismo impressionante.

 

    NEW YORK HERALD: - in questa decade la novità, la grande attrazione è stato il debutto della celebre Muzio, soprano drammatico italiano.E la scelta dell’opera non poteva essere più adatta, e di ciò ci congratuliamo col sig. Gatti Casazza.

La signora Muzio è una cantante davvero impareggiabile, ed una bellissima creatura, ha tutti i requisiti per una parte come questa, e l’entusiasmo del pubblico che l’accompagnò per tutta la sera, fu più che giustificato, e naturale.

 

     GLOBE AND COMMERCIAL ADVERTISER: - La signorina Claudia Muzio la giovane soprano italiana, scritturata al Metropolitan in sostituzione della Bori, ha debuttato trionfalmente ieri sera nella Tosca, riscuotendo larga messe di approvazioni. Approvazioni meritate per la bella e personale interpretazione del personaggio pucciniano.

La signorina Muzio ha dimostrato non solo di possedere una voce limpida e facile, ma di avere anche la esatta concezione dell’arte, studiando i personaggi psicologicamente, e facendoli vivere sulla scena con grande naturalezza.

Del resto la carriera di questa artista testimonia di tutto il suo valore. Venuta qui, siamo certi di averla per molto, magari per sempre.

 

    NEW YORK TIMES: -  l’attesa per questa opera era vivissima, e per Caruso, Cavaradossi insuperato, Scotti, Scarpia magnifico, e forse più di tutto per Claudia Muzio, soprano scritturata al posto della Lucrezia Bori ha ormai stabilita la sua fama. L’attesa non andò delusa, anzi fu di gran lunga superata.

Delle qualità di questa giovane e bella cantante sarebbe lungo il dire, riassumiamo così: ha tutto per stare al posto che è!

 

    FOLLIA DI NEW YORK: - Lunedì scorso, Claudia Muzio, prima donna soprano italiana, scritturata al osto della Bori, debuttò impressionando Tosca, avendo a compagni Caruso e Scotti e Giorgio Polacco.

È senza dubbio il primo caso in cui i giornali, annunciando la comparsa sulle scene del Metropolitan di una nuova stella, non abbiano detto nulla di meno che la verità.

Alla prova del fuoco Claudia Muzio ha dimostrato di possedere le preziose doti che le si attribuivano dalla stampa, e che poteva sembrare reclame, e non era che verità autentica.

Voce, dizione, intonazione, figura, ingegno, tutto Ella possiede, è quindi naturale che Ella abbia qui trionfato, come trionfò nei più difficili teatri d’Europa.

L’accoglienza fattale qui, fu splendida; gli applausi, che un qualche momento furono uragano, le evocazioni al proscenio, furono innumerevoli. Un habitué del teatro ci diceva che poche, rarissime volte, prima di lunedì 4 dicembre 1916, una soprano venuta d’oltremare, aveva ottenuto, come la Muzio un successo così completo, anzi un vero trionfo.

Finalmente, grazie all’alacre intelligenza di Giulio Gatti Casazza, si è potuto vedere e sentire una Toscanon tedesca né americana, ma italiana.

Italiana come il poeta e il musicista concepirono e dipinsero. Italiani protagonista e ambiente della tragica azione; italiana anche nella leggiadria delle fattezze, nel decoro della persona e nella eloquenza del plastico gusto espressivo. La Muzio ha tutto per Tosca.

 

     WORD: - Il nuovo soprano signorina Claudia Muzio ha esordito al Metropolitan ieri sera. Venuta qui in sostituzione della Bori, e preceduta da un’ottima fama, era più che naturale quindi l’attesa del pubblico che gremiva i palchi e le gallerie.

Il successo fu pieno: nella parte di Tosca la Muzio è perfetta, tutto si presta in Lei a giuocare questo ruolo: voce, temperamento, figura, pronuncia. Le dimostrazioni cui il pubblico le fece segno, dicono certamente più delle parole, il successo ottenuto.

Tosca, datasi lunedì sera, ha costituito un avvenimento artistico di eccezionale importanza e tale che l’impresa deve segnarlo nel suo albo d’oro.

Claudia Muzio trionfò in tutta la linea. Migliore e più entusiastica accoglienza essa non poteva ambire. Ammirata per la sua bella e slanciata figura e per la sicura padronanza della scena, soggiogò il pubblico col suo canto dolce e l’efficace accentuazione.

Cosa da rimarcarsi è la perfetta intonazione. In una parola, siamo lieti che la Tosca di Claudia Muzio  è la più completa di quante vennero date al Metropolitan.

 

     NEW YORK TRIBUNE: - Claudia Muzio la più giovane celebrità della moderna scuola italiana, venuta a noi dopo una carriera luminosa fatta nei più grandi teatri della sua Italia e d’Europa, non è certo apparsa inferiore alla fama.

Ammirevole per plasticità ed eleganza, e assolutamente superiore ad ogni elogio per la voce bella e di autentico soprano drammatico e per il temperamento e dizione.

Poche artiste seppero, come la Muzio, conquistare al debutto nel nostro teatro, tutto il fervore del pubblico.

 

    TIMES: -  La signorina Muzio non poteva scegliere parte migliore per il suo debutto al Metropolitan.Tosca, la eroina, l’affascinante Tosca, è stata resa dalla Muzio alla perfezione, ed erano molti anni che non udivamo una voce così bella, ed un canto così perfetto.

 

     TELEGRAPH:Claudia Muzio in La Tosca. - La signorina Muzio ha messo subito in evidenza le sue grandi doti, conquistando tutto il favore del pubblico.

Questa giovane celebrità ha penetrata l’anima della bella eroina, piena d’odio e d’amore, di gelosia e di sacrificio, e ad ogni frase ha fatto scattare il pubblico trascinandolo all’entusiasmo.

 

                                                                  MANON del Puccini

                                             La brillante serata pro ospedale italiano

 

    EVENING WORLD: - Manon del Puccini - Nella rappresentazione datasi ieri sera a beneficio dell’ospedale Italiano, udimmo un’eccezionale esecuzione di Manon.

La signorina Muzio dopo il trionfo ottenuto in Tosca ha consolidata con questa recita la sua fama di celebre artista.

 

    CITTADINO: - La brillante serata pro Ospedale Italiano. - L’eroina del lavoro pucciniano era Claudia Muzio. Era la seconda volta che la giovane e già celebre artista si presentava al nostro pubblico e in una parte tanto differente da quella di Tosca.

L’impressione felicissima che Ella fece al suo debutto ebbe piena ed intera conferma sabato sera. Se inTosca ammirammo le qualità drammatiche della brava e bella cantatrice, in Manon fummo soggiogati dalla finezza e delicatezza della sua interpretazione. L’aria In quelle trine morbide fu resa da Lei con tanta grazia d’arte e dolcezza di sentimento che il pubblico non ha neppure aspettato, per ricompersarla con un clamoroso applauso, che Ella terminasse le ultime battute. E come quella romanza, così cantò durante tjutta la serata sfoggiando i begli acuti e con intonazione perfetta e sicura.

 

    CORRIERE D’ITALIA: - La Manon, data ieri sera in occasione della serata a beneficio dell’Ospedale Italiano, fu un  trionfo per tutti gli interpreti.

La giovine soprano signorina Claudia Muzio (Manon) ha ribadito vittoriosamente il successo ottenuto col suo debutto in Tosca e, a sua volta, nel rendere il ruolo dell’infelice eroina di Prevost ha avuto finezze vocali di grande effetto, e verità drammatiche impressionanti.

Abbiamo applaudito in lei la voce carezzevole e il senso della misura: nel primo atto, come nella romanza del secondo In quelle trine morbide raggiunse effetti sorprendenti modulando la bellissima voce e accentuando le frasi drammatiche con passione sincera. Indubbiamente Claudia Muzio si è conquistata la posizione che le spetta al Metropolitan.

 

    WORLD: -  Grande festa d’arte e di canti ieri sera al Metropolitan. Caruso e la Muzio cantarono come sanno cantare gl’italiani, la bella opera del Puccini, Manon.

La serata era a beneficio dell’Ospedale italiano. Il successo artistico fu grande, immenso, l’incasso favoloso.

 

    SUN: - Con la pucciniana Manon ieri sera al Metropolitan ebbe luogo la serata a beneficio dell’Ospedale Italiano.

Un incasso cospicuo, ed un nuovo trionfo del binomio Caruso - Muzio. Entrambi dettero tutta la loro anima, entrambi resero le loro parti con una verità commovente, trascinando il pubblico al delirio. Caruso e la Muzio ieri sera si sentirono italiani, profondamente italiani, legati da uno sgtesso amore per l’arte e per la patria loro.

 

    TIMES: - Con Caruso e la signorina Muzio si dette ieri sera la Manon del Puccini. L’incasso andò a pro dell’Ospedale Italiano e fu un bellissimo incasso, il successo fu a profitto dei due artisti ormai idolatrati dal pubblico del Metropolitan.

L’opera si attaglia meravigliosamente al temperamento di Claudia Muzio e del personaggio ne ha comprese tutte le finezze e tutta la fragilità.

 

                                                                  PAGLIACCI 

 

    TIMES: - quattromila persone hanno assistito ieri sera al Metropolitan al trionfo dei tre più grandi artisti: Caruso, Muzio, Scotti. La signorina Muzio è certamente la più perfetta soprano e in quest’opera la crediamo superiore a quante fino ad ora udimmo.

 

    SUN: - In questa opera ricordiamo le più celebri cantanti che furono gl’idoli di tutti i pubblici. Ma la signorina Muzio si è dimostrata degna della successione. La Muzio è una soprano italiana, forse la più giovine celebrità che sia riuscita ad imporsi all’ammirazione del pubblico del Metropolitan, per le sue eccezionali qualità vocali ed artistiche. Ha fatto di Nedda un personaggio pieno di vita e di luce che davvero si può dire il più perfetto.

 

    TELEGRAPH: - Claudia Muzio è ormai diventata la beniamina del pubblico e ne ha da questo tutto l’affetto e tutto l’entusiasmo. Dal suo magnifico debutto in Tosca, questa artista dimostrò che possedere delle eccezionali qualità e di voce e drammatiche, qualità che anche nella parte di Nedda, e a fianco di quel colosso che si chiama Caruso, non fanno che facilmente e felicemente risaltare.

 

    NEW YORK EVENING MAIL: - La signorina Muzio è una Nedda graziosissima

 E di rimarchevole talento, dotata di una fisionomia piena di espressione, e di una magnifica figura.

La sua voce bella e calda, rese con vivo sentimento la parte musicale, e il pubblico le riconfermò il successo decretatogli negli spettacoli precedenti a cui prese parte.

 

    CITTADINO: -  I Pagliacci ebbero un’esecuzione genialissima dal Prologo al tragico finale.

Claudia Muzio fa risaltare la parte di Nedda dandole quell’impronta tutta italiana, che non possono dare le artiste straniere. Colla sua bella voce sicura e perfettamente intonata e con la frase calda canta ilvalzer del primo atto con grazia affascinante e con un’abbandono delizioso e le melodiose frasi del duetto con Silvio sono da Lei rese con rara perfezione.

 

                                                                     TROVATORE

 

    EVENING SUN: - La vecchia opera verdiana  tante volte denigrata e ingiuriata attraverso esecuzioni quasi scandalose, ebbe iersera la virtù di richiamare al Metropolitan una folla enorme.

Tutta l’aspettativa era per la signorina Muzio, che presentandosi in  Tosca riportò un notevole successo, che si accentuò in Manon, e in Pagliacci.

Il pubblico voleva la prova definitiva del valore di questa giovine artista; e il pubblico severo giudice fu pienamente convinto che la Muzio è oggi il migliore soprano che vanti il Metropolitan. La voce, l’anima, la figura, tutto è sua completa disposizione. Il Trovatore si adatta perfettamente ai mezzi vocali ed interpretativi della Muzio, alla romanza del secondo atto, ebbe accenti di grande effetto, al terzetto fu di una forza sorprendente, terzetto che Ella chiuse con un re bemolle potente e limpido. Nel resto dell’opera fu pari alla sua bella fama senza un momento di stanchezza né di incertezza.

 

    NEW YORK HERALD: - La vecchia opera è riapparsa al Metropolitan l’altra sera, verdi è e sarà il mago delle folle di tutte le generazioni. Claudia Muzio nella parte di Leonora cantò e agì in maniera impareggiabile, dandogli un bel risalto tutto personale.

 

    PHILADELPHIA TELEGRAM: - La popolare opera verdiana ha richiamato una grande folla, ieri sera, al Metropolitan, e tutta l’attesa del pubblico era concentrata sulla signorina Claudia Muzio, la deliziosa e appassionata Tosca.

La signorina Muzio è un soprano drammatico veramente eccellente per la ricchezza della voce, per l’accento e il magnifico portamento. Ella ha preso la parte di Leonora senza prove, sostituendo la signora Rappold e francamente il pubblico ha molto gradito la sostituzione stessa.

Il personaggio di Leonora non è invece il più riuscito dell’opera, è irto di enormi difficoltà e povero di risorse, pure la signorina Muzio ha vinto una grande battaglia imponendosi fino dalla prima sera, con un crescendo nel terzetto famoso, fino all’ormai classico Miserere.

 

    WORD: - Per la prima rappresentazione del Trovatore, assisteva, ieri sera, un pubblico veramente magnifico, accorso per udire Claudia Muzio nella difficile parte di Leonora. E l’attesa non fu vana, anzi fu di gran lunga superata da questa eminente artista. Che drammatico senso e quale artistica concezione, davvero ammirabili in questa eccezionale cantante.

Claudia Muzio ha una voce che conquide, e conquista il favore del pubblico con la bellissima figura.

 

    TIMES: - Come nella Tosca, in Manon e Pagliacci, la signorina Muzio ci è apparsa meravigliosa per la superba interpretazione, per la voce che sale con facilità e per l’arte di dire. Da gran tempo non udivamo un’artista così completa al Metropolitan: né forse mai Verdi fu così degnamente rappresentato.

 

    NEW YORK TRIBUNE: - Ieri sera fu la prima del Trovatore, un pubblico immenso assisteva allo spettacolo.

Chi trionfò su tutti fu la signorina Muzio, che alla bella voce calda e robusta accoppia un temperamento eccezionale.

La bellezza di questa anima di artista puramente italiana sta nella facilità di comporre i personaggi, si che, la Muzio stessa, non sembra la stessa.

In Tosca e Manon cantò con voce adeguata ai personaggi e all’ambiente in cui il fatto ha luogo, inTrovatore dette al suo canto quell’intonazione e quel colore perfettamente rispondenti all’opera.

 

                                                                AIDA

 

    WORLD: - Sempre ammirata la signorina Muzio nella drammatica parte di Aida che ella canta con arte insuperabile.

La Muzio ha la voce ideale per cantare la parte della infelice protagonista. L’ammirazione del pubblico, raggiunse momenti di vero entusiasmo, alla romanza del primo atto, nel duetto col padre, e infine nel duo del quartetto, nel quale la Muzio e Caruso furono semplicemente angelici.

 

    AMERICAN: - Caruso ebbe a degna compagna la signorina Claudia Muzio che fu veramente magnifica nel ruolo di protagonista, possedendo voce robusta e dolce, accento drammatico e figura bellissima.

 

    MORNING TELEGRAM: - Alle 9 di stamane il pubblico faceva una lunga fila alle porta del Metropolitan. L’avvenimento artistico era grande. Una mattinata con Aida con Aida cantata da Caruso, dalla Muzio e dall’Amato. La Muzio cantava in sostituzione di altra artista, impegnata in altro spettacolo, e davvero va reso omaggio al sig. Gatti Casazza di aver riunito un trio così perfetto. La grande soprano drammatico italiano ha riportato un brillante successo al Metropolitan.

 

    NEW YORK TRIBUNE: - Ieri sera abbiamo avuto il piacere di sentire una nuova protagonista nell’Aida. La signorina Claudia Muzio ci dette un’esecuzione per voce, azione e canto, affascinante.

Avevamo già inteso questa celebre soprano nella Tosca di cui fede una vera creazione, e nella Manon, altra opera dove seppe dimostrarsi una vera cantante, ma con Aida ci ha dato il modo di stabilire il suo eccezionale valore.

 

    NEW YORK HERALD: - Se il Metropolitan fosse stato il doppio più grande, iersera sarebbe bastato appena a contenere l’enorme  folla accorsa per sentire l’Aida. Due erano le ragioni di tanto concorso; Caruso, e la signorina Muzio che per la prima volta cantava nella parte della protagonista.

Parte che sta a meraviglia a questa geniale artista, e per la bellezza ed estensione della voce, e per il temperamento. Una festa purissima di arte di cui godemmo molto.

 

 

Dalla RIVISTA TEATRALE MELODRAMMATICA numero 2658 del 2/8 agosto 1917.

 

 


CLAUDIA MUZIO

SOVRANA DEL CANTO ITALICO

DIVINA IMMAGINE DELLA BELLEZZA ELLENICA

ESALTATRICE DELLA PATRIA NOSTRA

 

 

Esaltare Claudia Muzio equivale a celebrare, a intrecciare corone, a giuncare di fiori  e di alloro il cammino dell'arte lirica e della giovinezza italica.

 

Claudia Muzio è ormai salita a tale vertice di altezza, nella considerazione e nel plauso mondiale, che difficilmente si può dire di lei senza il timore di apparire scoloriti o scialbi senza preoccupazione che la parola possa essere inefficace espressione del pensiero di elogio, della idea di apoteosi che la insigne artista merita sopra tutte le altre.

 

Per Claudia Muzio non si sa quando incominci, anche nella infanzia più inconsapevole e più gioconda, la fase di percezione di innamoramento dell'arte, il periodo in cui ella, non educata ancora alla disciplina della musica, sentiva la sua anima tenera schiudersi alla bellezza interiore dei ritmi, vibrare al suono, al concento di melodie che giungevano a lei, al suo cuore da vie sconosciute e davano ai suoi occhioni fondi una espressione di ingenuità affascinante e di languore sovrano.

 

Ella nacque nell'atmosfera dell'arte, la respirò nell'aria, la sentì nel sangue, perchè le veniva da genitori amorosi, la intese ingrandire, ingigantire a poco a poco, quando seguiva i suoi cari nelle loro peregrinazioni, quando si trovava in contatto con questa chimera dai cento occhi e dalle mille braccia che è la musica.

 

I suoi primi passi nel campo difficile, ma già per lei segnato di rose e di viole, furono trepide, vivifiche, prove di giubilo, di incontenuta gioia, di vittoria. Prima ancora che Ella delibasse da giovinetta fiorente, da frutto umano pieghevole e sinuoso, la coppa del nettare artistico, ella fu la fanciulla prodigio, fu la creatura che le sue grazie molteplici, le sue vibranti carezze, che avrebbe potuto riversare, nel grembo della tenerezza, su una piccola amica e magari sulla sua bambola, concentrò nella visione scenica, rivelandosi al pubblico multanime, impetuosa, divinamente incantevole.

 

Il prodigio durò suggestivo per qualche anno ma non fu completamente

abbandonato alla deriva, come spesso accade quando il fanatismo dei genitori e qualche volta la ingorda mania della speculazione   suggeriscono di prolungare il miracolo di rivelazione, che la natura concede in ossequio alla eternità dell'arte.

 

Claudia Muzio era già tocca dal divino crisma, aveva inteso vivere, palpitare in sé stessa un'altra vita, aveva intuito la deliziosa attrazione della ribalta, si era commossa al suono delle melodie che le fiorivano dal labbro, e le ricercavano le latebre dell'anima, che la sconvolgevano tutta, che la scuotevano così come un arbusto è scosso dai dolci zefiri della primavera.

 

Eccola dunque tenace sorvegliatrice di sé stessa, accingersi alla preparazione musicale e culturale, preparazione di cui oggi non si ha più idea, che è tramontata dal concetto della rispettabilità personale, che ogni artista deve avere di sé medesima, e dai metodi didattici che gli insegnanti dovrebbero perseguire e inculcare nell'animo dei loro allievi. Dopo tale macerazione del suo intelletto e del suo spirito, dopo un noviziato, che ha anch'esso la sua altezza di espressione e di significazione, la fanciulla eletta, che aveva ricreato la sua natura, il suo contenuto interiore, la sua tonalità lirica ed educato la sua voce a tutte le seduzioni, a tutti i voli, tornò ancora a farsi applaudire dal pubblico, a cui si era mostrata nella sua freschezza originale, tornò ed ebbe quelle accoglienze che sono prerogativa esclusiva delle creature gloriose, segnate fin dal principio della loro esistenza, da un destino di gloria sempre crescente e sempre più fulgida.

 

Da quel giorno chi può numerare le sue corse trionfali, i suoi itinerari di successi che non hanno interruzione, che non conoscono soluzioni di continuità, che diventano vertiginosi, che si estendono e perciò collegano vari continenti, che rendono sempre più grave la corona aurea, che costella la bella fronte, il nobile viso illuminato, irradiato dalla gioia e dalla bellezza più tersa?

 

Chi può raccogliere, in un solo fascio, in un enorme libro tutte le note di ammirazione, tutti i resoconti giornalistici, tutti gli inni che scrittori d'arte e di teatro consacrarono a Claudia Muzio, nel vecchio continente europeo come nel nuovo e nel nuovissimo, oltre i monti e oltre gli oceani?

 

Ci sarebbe addirittura materia, e tutta di prim'ordine, e tutta encomiatistica per comporre parecchi volumi in folio, per allietare una intera generazione di artisti, una falange di assetati di fama e di nomea; ci sarebbe da costituire il più pittorico, il più vario, il più attraente, il più sonante coro di lodi, di ammirazioni, di apologetiche espressioni.

 

 Si pensi che Claudia Muzio, la soprano lirico spinta più atta ad esprimere le passioni più disparate, più abile e acconcia ad impersonare le creature del dramma più fantasiose, più deliranti, più balzanti dal grembo fosco della tragedia o del dolore, è nota ormai al mondo, è contesa sempre da tutti gli impresari dei centri colossali di lirica internazionale.

 

Il Metropolitan la ebbe e l'ha come una delle colonne massime del pario tempio della musica Nord-Americana; la Chicago Company, si avvale sempre dell'opera alacre, splendida, addensatrice di folla, galvanizzatrice di élites di Claudia Muzio.

Al Colon di Buenos Aires ella ha riscosso sempre la più fanatica devozione, dai ceti elevatissimi del fasto e della intelligenza più raffinata, alle maree di popolo, che irrompe nel colossale recinto e si abbevera di melodie, di musiche senza fine e si lascia cullare dagli accenti paradisiaci di questa maliarda della scena.

 

Nelle due grandi palestre dell'America del Nord e del Sud, e anche nel Centro America, che ha sempre la passionalità affocata della sua origine iberica e si estasia del canto, come di un liquore aromatico che venga ad esasperare le passioni più veementi, Claudia Muzio ha cantato cioè ha affascinato, si è mostrata sotto le spoglie delle creazioni più singolari, e più sfolgoranti della musica classica e della musica modernissima.

 

Chi potrà dimenticare questa Loreley, che sembra balzare dal grembo del mito teutonico, dai gorghi del mare del nord, che è una Norne della saga lontana, che ammalia i naviganti e loro insegna, e loro rivela le nenie che gli esseri abissali intonano e che le conchiglie conservano nel sonito del guscio misterioso?

 

Chi può dimenticare questa Tosca, che ha tutta la forza di passione, tutto l'impero di sacrificio, tutto l'irresistibile amore, tutta la terribile gioia dell'odio e della vendetta, che il Sardou seppe infondere in questa fosca creatura di strazio e che la musica pucciniana rende con tanta efficacia di semplice irruenza? Chi potrà mai udire, ascoltare e vedere un'attrice lirica che meglio di Claudia Muzio si espanda e si prodighi nell'anima di Aida, si immortali, bisbigli, scherzi, si abbandoni all'angoscia, si prenda giuoco di sé stessa e della sua vita, non del suo amore, sotto le spoglie di Manon? Chi oserà a lei comparare altra creatura che possa essere più leggendariamente, più miticamente Wally, con l'alone di seduzione e di magia, con il solco di angoscia e di straziante pena che il Catalani impresse nelle ambagi delle sue armonie senza limiti? Chi potrà immaginare una Violetta più umanamente e più artisticamente perfetta di Claudia Muzio, una Violetta che sia consapevole della sua dissoluzione imminente come è certa della eternità immutevole del suo amore? Quale Eleonora più drammaticamente pulsante, più alzata e pronta alla impellenza e alla ermetica volontà del suo destino, quale natura più riboccante di amoroso travaglio di Claudia Muzio? Il pubblico milanese ricorderà sempre questa dolcissima, questa meravigliosa figura di bellezza e d'arte, che irruppe come una visione oltremondana dalle scene del Dal Verme, quando rappresentò la Melenes di Zandonai.

 

Tutte le opere liriche, tutte le concezioni musicali dove la finezza d'arte non è mai inferiore alla difficoltà più ardua della tessitura e della estrinsecazione, sono parte integrale del repertorio di questa sovrana dell'Arte.

 

La consueta designazione che alla parola di repertorio è connessa, non si addice a Claudia Muzio. Non vi è lavoro lirico, che possa far tremare le vene e i polsi, non vi è integrazione di musica che abbia vigoria di fama ed accoglienza di favore presso il pubblico, che Claudia Muzio non conosca, che non le sia familiare, che ella non penetri nell'essenza più intima, che ella non possieda con quella magistrale sicurezza, che hanno le Dive e specialmente le Olimpiche regine del tempo passato, quando l'arte lirica non si era abbassata di tono e vigeva corruscante e senza mende una tradizione di superba altezzosa purezza.

 

managers americani conoscono per esperienza ripetuta parecchie volte e collaudata con ogni metodo di prova che cosa valga assicurarsi alcune recite di Claudia Muzio, inscrivere nello affiche il magnifico nome augurale.

 

Le sale come per un prodigio si affollano sino alla iperestesia, sino allo spasimo, i pubblici diventano frenetici e balzano in piedi acclamando all'unisono, i critici s'inchinano cavallerescamente e non soltanto per cortesia squisita. Ma perchè no sanno e non possono sottrarsi alla universalità dell'omaggio più  schietto e iù entusiastico.

 

Ma al di là e al di sopra di ogni vantaggio personale e di ogni lucro che possa derivare ai gestori dei teatri più mondiali, resta il fatto innegabile, la constatazione che ci infiamma e ci esalta: Claudia Muzio è la bandiera spiegata d'italianità che garrisce al vento della gloria! Claudia Muzio è all'estero la propagandista nostra, sempre in armi, sempre alzata nella trincea della difesa, della conclamazione sempre pronta a riversare a piene mani, raggi di luce su questa nostra Italia, che non è solo sacra all'aurora per l'aratro e per la prora, ma per la sua arte immortale, che dai mari che la circondano, vola alle estreme propaggini della latinità oceanica ed aggioga anche i pionieri della razza anglosassone, che si sono agguerriti nella conquista del benessere umano, nella palestra dei traffici, dei commerci delle innovazioni più temerarie che audaci.

 

Claudia Muzio è sovra ogni cosa, italiana, di quella italianità che non può essere sopraffatta, che è troppo altamente concepita ed è troppo cosciente della sua congenita energia, per rassegnarsi ad una attenuazione anche minima e molto meno alla morte. E non soltanto per lo splendore della voce paradisiaca, per quella cristallina cannula che è la sua gola d'oro, non soltanto per la magistrale efflorescenza dell'arte scenica, per la signorilità del gesto, per la classica bellezza della persona prestante, flessuosa, riboccante di ogni sfumatura più delicata e più turgida di grazia e compostezza. Ma l'efficacia inarrivabile della sua prestazione altissima nello stadio della italianità, consiste in quella piena che da lei irrompe, dalla magnifica anima impetuosa, di sentimenti verso la Patria diletta, nella tenacia di questo amore professato con inflessibile fede, nella giusta valutazione della necessità che la terra lontana sia sempre celebrata, senza restrizioni, senza riserve, ma con tutta la larghezza di entusiasmo che essa merita per la sua rinnovazione, per la sua febbre di civiltà, per la sua ripresa nella storia del mondo.

 

In verità nessuna donna, nessuna creatura d'arte e di bellezza ebbe mai, come Claudia Muzio, l'ardore di affrontare le più nobili le più aspre battaglie. In mezzo a tanta gloria, tra il fasto di tanta e continua e travolgente dedizione delle folle e dei singoli, Claudia Muzio incede serenamente, come una dèa che senta la urgenza e la inevitabile unanimità dell'omaggio mortale, ma non se ne cura perchè verso altre vette ella tende, dove non giunge il suono delle querele o delle vergogne misere degli uomini.

 

Non ha sete di gloria, perchè potrebbe farne gettito con crescente e disdegnosa prodigalità. Ma è sempre rimasta la signora della sentimentalità esuberante, dall'anima schiusa ed aperta a tutti i soffi della solidarietà umana, la donna che sa tendere la mano per lenire una sciagura o per tergere qualche lacrima rovente.

 

La sua arte è  pari alla sua anima, il suo cuore sa tutte le angosce e tutte le tragiche vicende della scena, ma ha vibrazioni e battiti per i travagli della umanità dolorante.

 

Non sa scoramenti, ignora le esitazioni, non si lascia mai prendere da prostrazioni, nè  il suo spirito si abbatte perchè  vigila sempre vittorioso dai vertici dell'arte.

 

Oggi, fresca ancora dai lauri d'America mietuti largamente dovunque, avendo a compagni sulla ribalta altri fari della lirica possente. Claudia Muzio, in questa parentesi di più che conquistato e meritato riposo, nell'intervallo dei trionfi già conseguiti e di quelli d aggiungere al corteo della sua fama in Europa ed oltre oceano, nell'attesa di furoreggiare dall'arc scenico dell'immenso Colon di Buenos Aires, dove ricoglierà ancora, nel verziere della gloria, la messe più abbondevole e più lusinghiera, impersonerà nel nostro tempio dell'arte lirica, alla scala, qualcuna delle creature, che già hanno da lei ricevuto reiteratamente il suggello di una nuova e non peritura esistenza.

 

Claudia Muzio uscirà quindi dalla riservata quiete del suo riposo per lasciarsi applaudire dai milanesi, dando anche questa volta un'altra prova di quella indefessa italianità, che è sempre accesa nella sua mente e che è forse se non prima, immedesimata coll'arte stessa, la sua mèta più corruscante, il suo travaglio e la sua gioia, la fiamma che più la consuma e meglio la nutre nella spira immortale, l'alburno che è nel tronco della sua fibra ed è il sedimento della nostra stirpe nei secoli.

 

Claudia Muzio è singolarmente sovrastante ad ogni artista lirica della contemporaneità perla dote che la crisma più di tutte le prerogative, più di tutti i più pregevoli e sorprendenti requisiti: la facoltà di rinnovarsi sempre, di ritrovarsi nuova, pulsante, più  che giovine, orfica, dionisiaca nella percezione del personaggio da rendere, da sviscerare, da inquadrare con impeto di umanità sulla ribalta. Ella come il Poeta più immaginifico della genie nostra si rivela e si esalta in ogni "alba che si leva", sente l'afflato che regola, che infrena il suo altissimo canto, che dà concitazione al suo gesto, fuoco di slancio o dolcezza profonda ed indicibile ai suoi occhioni di seduzione, che il dolore incupisce e la gioia fa brillare come fari che l'arresta o la muta in pavida, blanda trepidante anima davanti ad una visione di morte, che la scuote in un impulso di vita gagliarda di fronte ad uno spettacolo di bellezza e d'incanto. Tutto ella può, perchè tutto ella sente, perchè  tutto vibra, risuona, si diffonde in lei e dal suo io si riversa, si estrinseca come una grandiosa rivelazione che infiammi, possieda, costringa sotto un giogo soavissimo gli spettatori avvinti e domi.

 

Non dimentichiamoci che questa Loreley mitica, questa Violetta di stile, ma più che d'arte, d'amore, di vita straziante è anche una Madama Sans-Gêne di cromatica finezza, di larga ed umana concezione, di disinvoltura inarrivabile, di precisa intonazione emotiva, dal riso al pianto, è così vasta la gamma della sentimentalità e della gioia, me è anche prodigiosa la agevolezza pieghevole, la duttilità di Claudia Muzio regina della scena,despota ammaliatrice del canto.

 

Milano è  grata quindi dell'alta concessione che Claudia Muzio le accorda, con sacrificio della sua intima tranquillità di donna e di amica del silenzio, che a quando a quando s'isola dai clamori luminosi della scena lirica. E saprà rendere all'attrice fiorentissima, alla cantante dalle occulte malie, e dagli squilli tinnuli e cristallini, alla Italiana che non si stanca mai della sua disciplina di esaltazione e di fervore, tutto l'omaggio del popolo generoso, che ha così viva la predilezione lirica, sente per i titani del teatro, per le deità, che compendiano magnificamente la bellezza classica della linea e la nitidezza della cultura multanime.

 

Tratto dalla "RIVISTA TEATRALE MELODRAMMATICA" - Anno 64, numero 5, del 16 marzo 1926.