Adelina Patti - cronache

ADELINA PATTI ALLA SCALA DI MILANO NELLA STAGIONE 1877

 

                           

Adelina Patti è d'origine italiana, nata in Spagna, ed educata in America, almeno musicalmente. - La di lei madre era una lavandaja romana, ed il maestro Barilli s'innamorò dapprima della sua voce e la educò all'arte, dippoi della donna e la fece sua moglie.

      In America la Barilli dimenticò il maestro e s'innamorò del celebre tenore Patti, col quale poi passò a seconde nozze. Da questo conubbio nacque quartagenita, la celebre Adelina.

      Sull'epoca della sua nascita varie sono le opinioni: i più sostengono, si riferisca al 20 febbrajo 1843; - altri la vorrebbero più vecchia di qualche anno. Non tentiamo squarciare il velo che avvolge il mistero dell'età di una signora: non è questo il nostro compito. Così pure non entriamo nella vita privata della donna come fecero altri. Per quanto questa abbia alimentato per alcun tempo le cronache scandalose dei giornali, giudichiamo l'artista sul palcoscenico e non erigiamoci a giudici delle passioni umane. Chi è senza peccato scagli la prima pietra!

      Dissi come la Patti avesse avuta la sua educazione musicale in America. Sua prima maestra fu la signora Elisa Valentini, distinta prima donna soprano; poscia studiò col di lei fratello uterino Ettore Barilli, esimio tenore, e finalmente chi la fece debuttare all'Accademia di musica di New York, nella Lucia, il 26 novembre 1859, fu il maestro Muzio, allievo di Verdi.

      Dopo il suo debutto a New York, venne scritturata dal di lei cognato Maurizio Strakosch, che la condusse alla Nuova Orleans, all'Avana e finalmente al Covent Garden di Londra, dove ebbe il suo battesimo di celebrità, debuttando nella Sonnambula, nel 1861.

      Da Londra passò a Parigi dove formò la great attraction dei concerti alla corte di Napoleone III, e divenne marchesa di Caux.

      Da quell'epoca continuò a passare di trionfo in trionfo sulle più cospicue scene liriche, facendo dimenticare tutte le più grandi celebrità e meritandosi l'appellativo di Diva.

      In Italia la Patti non cantò che una volta a Firenze ed una a Torino, molti anni orsono, se non erro nel 1865.

      Tutto il resto che riguarda la Patti in questi ultimi tempi è abbastanza noto a chiunque sia a giorno degli avvenimenti, perchè io abbia bisogno di qui ricordarlo. Adelina Patti senza essere una bellezza perfetta, riunisce nel suo poetico e grazioso corpicino un complesso di grazia e di attrattive che la fanno preferire  ad altre di lei più leggiadre.

      Da molto tempo il pubblico milanese aveva desiderio di udire questa cantante fenomeno, e le imprese che tenevano pel passato l'appalto della Scala, avevano tentato di scritturarla, ma sempre le loro pratiche erano riuscite infruttuose. Se oggi noi possiamo emettere il nostro giudizio sulla Patti, lo dobbiamo all'intraprendenza dei fratelli Corti, che con molto coraggio si cimentarono all'ardua impresa.

      Dopo lunghissimi articoli che tutti i cronisti ed appendicisti teatrali dei giornali milanesi hanno fatto sui pregi artistici della Patti, sarà difficile ch'io trovi, giungendo per ultimo a parlarne, idee nuove, frasi che non sieno state ripetute, giudizi non ancora emessi.

      Prima di entrare a parlare dei meriti della Patti, devo constatare un fatto.

      Vi sono taluni che credono di sostenere che noi, giornalisti teatrali, diciamo ognor bene degli artisti che sono abbonati al giornale, non nominando o dicendo l'ira di Dio di quelli che per caso non lo fossero. In gran parte non han torto di dir ciò, poichè  vi sono taluni giornali i quali benissimo tengono questo sistema. Lo impongono anche come obbligo ai corrispondenti e collaboratori, e lo fanno tanto spudoratamente, da stampare il nome dell'artista abbonato in caratteri differenti, neri e cubitali a seconda della cifra d'abbonamento che quell'artista paga. Io non esamino l'elenco degli abbonati prima di scrivere; esterno le mie idee, dico le mie opinioni, registro il fatto di cronaca senza occuparmi del resto, ne tampoco se per aver detto la verità, il giornale perderà un abbonato; ne acquisterà cento che apprezzeranno più l'imparzialità, che la lode mercanteggiata un tanto alla parola.

      La Patti non è abbonata al nostro giornale, come del resto credo non lo sia agli altri, non essendo ciò nelle sue abitudini; - per conseguenza non si potrà sotto verun titolo dubitare che il granello d'incenso che io sono per ardere in onore della Diva, sia frutto del pagato abbonamento, ma bensì un semplice omaggio al vero merito.

      Dopo ciò eccomi alla sera del 3 novembre, dopo la prima delle straordinarie rappresentazioni promesse

dall'impresa.

 

                                                             LA TRAVIATA

 

      La Penco, la De Giuli, la Frezzolini, avevano fatto in altri tempi, una creazione di questo spartito verdiano,  che certamente non tiene i primi posti fra i capolavori dell'illustre compositore.

      Quando avessi detto che la Patti l'altra sera fece dimenticare quante la precedettero, avrei detto tutto; essa ne fece una nuova e divina creazione; trovò effetti sorprendenti nei punti più inconcludenti del dramma e fece risaltare scene che per altre artiste non uscivano dal più volgare convenzionalismo, nel popolare spartito.

      La sua voce abbastanza estesa, è sonora, vibrata, squillante e si espande nell'ampia sala, cosa della quale gli intransigenti e gli incontentabili dubitavano assai. - Dicevan costoro: la voce della Patti non è voluminosa quanto occorre pel vasto recinto della Scala. - Come s'ingannavano! - Nei più lontani posti del teatro la voce della Patti giunge squillante, omogenea, limpida; l'intonazione è perfetta: l'agilità sorprendente. - Al primo suo apparire sulla scena vi fu un tentativo di applauso per salutare colei che veniva a noi preceduta dalla fama mondiale di celebrità. Questo tentativo fu represso tosto; alcuni vollero biasimare questo atto di quasi ostile severità nel pubblico milanese. Io nè lo biasimerò, ne lo loderò: lo trovo giusto; è l'espressione di un pubblico imparziale, intelligente e spassionato che vuol giudicare il fatto compiuto, non già la prevenzione, pronto dippoi, come lo ha fatto, a lasciarsi trascinare alle più entusiastiche manifestazioni, quando trattisi di acclamare al vero merito, non già quello strombazzato dalla fama, ma bensì quello che noi di scienza certa abbiamo potuto giudicare per veramente eccezionale.

      Dopo ciò la Patti comincia a cantare.

      Il silenzio regna profondo nell'ampia sala, che è discretamente affollata. Qua e là di quando in quando il silenzio è rotto da qualche esclamazione di brava. È applaudito il duetto col tenore; nell'aria e nella cabaletta che seguono, la Patti entusiasma, sorprende con i suoi effetti di voce specialmente col suo trillo, che eseguisce correndo dalla ribalta al fondo della scena.

      Questa eccezionale artista che aveva trionfato davanti a tutti i pubblici del mondo, era visibilmente commossa e la si vedeva chiaramente invasa da un po’ di panico, compresa della situazione, trovandosi dinanzi al tribunale supremo. Ma dopo il primo atto non più reticenze; il giudizio era pronunciato ed anche a Milano Adelina Patti era proclamata la Diva dell'arte lirica.

      Nel secondo atto ha poca parte ed il pubblico la attende alla seconda prova: al finale del terzo ed all'ultimo atto dove l'artista giudicata come cantante ha bisogno ancora di mostrarsi quanto valga come artista. - La Patti comincia al finale terzo, alla scena della borsa a rivelarsi. Fa vedere come bene comprenda la situazione eminentemente drammatica. - A questa scena il pubblico si scuote ed applaude.

      Siamo all'ultimo atto.

      Si diceva: la Patti è fredda, la Patti cadrà all'ultimo atto della Traviata poiché non sente il dramma: la sua voce è un fenomeno, ma in lei manca il sentimento. - Come si sono ingannati una seconda volta! - nel duetto con Alfredo, ella riveste il suo canto dell'accento drammatico il più efficace. Con quanta passione disse la frase: Mai più dividermi. A questo punto il pubblico non sa più frenarsi, irrompe, e vuole il bis del primo tempo del duetto.

      La Patti è sublime in tutto il resto dell'atto e muore da grande artista.

      Eseguì quest'atto come forse la sola Marini insuperabile Signora delle Camelie, avrebbe potuto interpretarlo. Dopo l'opera s'ebbe sette chiamate fra gli applausi i più entusiastici che mai abbiano echeggiato nella sala del nostro massimo.

      E qui non posso che ripetere, con un mio egregio collega, che in questo tempio dove la Lalande, la Pasta, la Malibran, aprirono la via al moderno melodramma, dove la Frezzolini lo mantenne e la Galletti lo sublimò, era giusto, che la Patti lo chiudesse.

      Mi resta ora a parlare degli altri artisti che furono compagni della Patti. - Il tenore Nicolini ed il baritono Giraldoni sono pur essi due valenti campioni dell'arte. - Ebbero entrambi momenti felicissimi, specialmente il Nicolini al duetto del primo atto, alla scena della borsa ed al finale. Essi completarono ilo quadro in cui giganteggia la Patti.

      La messa in iscena sfarzosa; buoni i cori ed eccellente l'orchestra sotto l'abile direzione del valente Bernardi.

 

                                                                 FAUST

 

     La Patti aveva conquistato il pubblico milanese sotto le spoglie della voluttuosa e spensierata Violetta, e la voce di questo primo successo era corsa dovunque, ed aveva acceso tutti del più vivo desiderio di udire colei che a buon dritto è chiamata la più grande artista dell'epoca nostra. - Era dunque indubitato che il teatro sarebbe stato au complete a questa seconda rappresentazione, nè fu di sorpresa il vederlo anche più affollato della prima sera, talchè due o tre palchi soltanto erano deserti per lutti della famiglia, non un posto distinto libero e nel parterre un pigiarsi continuo pel nuovo arrivare di persone che vogliono ad ogni costo udire e vedere la diva.

      Tutto ciò che havvi di più distinto in Milano, in Italia, in fatto di eleganza, di critica, di arte, era luminosamente rappresentato. - Eccomi ora all'esecuzione del sempre bello spartito di Gounod.

      Nel primo atto il Nicolini ed il Maini si fanno applaudire.

      Nel secondo atto Maini è applaudito nella canzone: Dio dell'or ed il Giraldoni nella scena delle croci, dove egli mantiene alta la fama di grande attore-cantante.

      È a notarsi un pò di incertezza nei cori e nell'orchestra, effetto della fretta d'allestimento, un po’ di povertà nei numerativi nella scena della Kermesse, il che fa scemare gli effetti di questa sublime pagina.

      Finalmente apparisce Margherita. - Il pubblico le fa un saluto che dura alcuni minuti e che visibilmente commuove la grande artista. - Quanta dolcezza nell'aspetto ingenuo e dolce di questa Margherita. La Patti sublimò il concetto di Goethe. - Tutto in lei spira quel profumo di arcaica poesia e facilmente si comprende come un uomo potesse patteggiare col demonio, pur di essere amato da quell'angelo di candore e di ingenuità, che la Patti rende col più fino talento di vera, di perfetta artista. È a lamentarsi che la Patti non abbia voluto uniformarsi completamente al concetto di Goethe, facendosi bionda. - Ella apparisce coi suoi stupendi capelli nerissimi, ciò che desta un po’ di sorpresa nel pubblico, mentre in tutto il resto l'impareggiabile artista cura i più minuti ed inavvertiti dettagli.

      A quella semplice frase che costituisce tutta la parte della prima donna in quest'atto,la Patti  suscita presto entusiasmo e gli applausi non cessano per alcuni minuti. - Ma dove il pubblico la attende è al terz'atto.

      Al suo entrare in iscena, ed alle sue prime parole: Come vorrei saper, la divina cantante sorprende, entusiasma, affascina il pubblico, con il quale nel più religioso silenzio, pende estatico dal di lei labbro, compreso della più viva ammirazione. - Con quale accento canta, con quanta ingenuità agisce!

      All'aria dei giojelli il pubblico non sa più frenarsi ed irrompe nel più entusiastico applauso, ed ella compiacentemente ripete l'aria.

      Quale slancio d'affetto, quanta verità in quel duetto d'amore che segue! - È la fanciulla ingenua che sente il primo palpito d'amore che la invade, ed inesperta si abbandona a quella soave e ad un tempo fatale passione che la deve perdere.

      La Patti incarna la Margherita di Goethe ed è la più sublime interprete di quella pagina musicale, che Gounod dettò  in un momento di divina ispirazione. - Nel quarto atto piace, ma non sorprende.

      Il quinto atto era fin qui passato quasi inosservato; ma la celebre artista doveva trarne nuovi effetti, farne una creazione e strappare un grido entusiastico, unanime.

      Terminata l'opera s'ebbe sette chiamate sola e coi compagni, e dovette ripetere il terzetto in mezzo al più frenetico applauso.

      Accennai già come il Nicolini, il Maini ed il Giraldoni sieno stati applauditi ai primi due atti nelle rispettive loro parti.

      Il Nicolini era atteso con molta ansietà nel Faust. Fosse indisposizione od altro, fatto stà ch'egli fu trovato un Faust comunissimo, non sorprese,e l'esito che vi ottenne fu buono, senza essere un grande successo.

      Il Maini è tuttora un assai encomiabile Mefistofele; applaudito nei primi tre atti, venne meno alla serenata del quarto, e si rialzò però al quinto.

     Il Giraldoni è un eccellente ed inappuntabile Valentino. Egli fu applauditissimo alla scena delle croci, ed a quella della morte.

      La signora De Gourieff se la cavò abbastanza bene, e fece pompa di forme appetitose sotto le spoglie di Siebel.

 

                                                                  BARBIERE

 

      La Patti in ogni differente opera in cui si presenta è una nuova rivelazione. Oggi non è più la corrotta Violetta che s'abbandona a voluttuosa passione, non l'ingenua Margherita che sedotta, è tratta al delitto; è la vispa e maliziosa pupilla di Don Bartolo. Quante incantevoli attrattive non presenta questa Rosina! È  perfetta nell'azione; perfetta nel canto. Ella ritrae dalla musica di Rossini effetti sorprendendo, meravigliosi, serbandosi fedele più d'ogni altra alla divina creazione del cigno pesarese.

      Il pubblico irrompe ad ogni istante in un impeto di ammirazione e non cessa per tutta la sera di festeggiare la Diva. Dovette replicare 'andante dell'aria di sortita.

      Che dovrei dire ora del valz della Dinorah, cantato nella scena della lezione? Ancora una volta la Patti si rivela sublime, divina, e dovette ripetere questo pezzo in mezzo ad un abisso d'applausi.    

      La Patti infine si riveste delle più soavi emanazioni dell'arte; è perfetta in tutte, persino nei più piccoli dettagli dell'azione. Il vocabolario italiano non suggerisce più parole per definirla.

      Circa ai compagni della Patti, in prima linea il Maini che fu un Don Basilio inimitabile;  il Zucchini è provetto, molto provetto artista e ognuno lo sa eccellente nella parte di Don Bartolo. Sarebbe però assai migliore se ommettesse certe sue fioriture nell'azione, che talvolta raggiungono il convenzionale e non di rado possono cadere nel triviale.

     Il Nicolini ed il Giraldoni entrambi spostati. Ad essi è necessaria la musica drammatica; il genere vocalizzato e d'agilità non è per loro.

     Lodevole Berta fu la signora Cappelli.

     Benissimo le masse orchestrale e corale, e di gran lunga migliori che nel Faust.

     Ed ora attendiamo la Patti nel Trovatore, di cui parlerò nelle recentissime.

                                                                

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Qualche giornale volle mostrarsi avverso alla Patti. Bel fiasco davvero, poichè, dopo averla intesa, che i più intransigenti dovettero concludere che non avevano mai udito un'artista sì perfetta nel canto e nell'azione.

      Un giornale, volendosi arrampicare sugli specchi e cercar il pelo nell'uovo, sostenne che la Patti ha un difetto, quello cioè di parlare al pubblico non curando l'azione. È ben vero che havvi taluno che pur di continuare nel partito preso di atteggiarsi a pessimista, perviene a sostenere l'assurdo.

      Tutti i critici all'unisono constatarono il fatto che la patti cura nell'azione i più minuti ed inconcludenti particolari.

 

      Prima di concludere la mia rivista sugli spettacoli della Scala nella presente stagione, mi incombe l'obbligo di accennare che a completare il trattenimento vì fu un divertimento danzante del coreografo

Garbagnati, nel quale prese parte e fu applaudita la distinta danzatrice signora Fioretti.

 

BERGAMIN

 

Tratto dal giornale "ASMODEO Monitor Artistico -Teatrale"

Milano 17 novembre 1877 - Anno VI numero 22