Bernardo De Muro - Documenti

BERNARDO DE MURO

Tratto dalla "Rivista dei Teatri" del 5 dicembre 1916  (anno III)

 

È dubbio se, parlando di un artista come lui, si debbano far precedere le lodi delle magnificenze della sua arte incomparabile a quelle della gentilezza indicibile dell'anima sua, alla quale nessuna finezza, nessuna sfumatura di bontà è mai sfuggita. Perchè  Bernardo De Muro, ha saputo innestare e fondere con tanta sincerità quelle che erano le doti intrinseche della sua schietta natura di uomo a quelle che sono poi diventate le qualità straordinarie della sua arte, da tenerci veramente in un bivio difficile, quando si tratti di celebrarlo nella integrazione di questo suo duplice aspetto.

 

Nessuno meglio di lui ha conosciuto le spinose qualità dell'arte, nessuno più di lui ha lottato con maggior forza e con maggior vigore; anzi nella lotta per l'esistenza egli ha saputo mettere l'audacia franca e generosa che solo poteva derivargli dalla sicurezza della propria coscienza, è perciò ha vinto in tal modo da essere giustamente ritenuto uno dei primi tenori della scena lirica italiana. Posto la cui conquista è venuta a gradi a gradi, con la consapevolezza più unica che rara dei suoi mezzi adoperati per ottenerlo, con uno studio preciso e attento della psicologia del teatro, con un temperamento forte e sereno, con una dignità che è difficile da riscontrare in questo nostro tempo così mercantile.

 

E appunto all'eminenza delle sue doti egli deve l'onorificenza della Croce di Cavaliere della Corona d'Italia, offertagli l'anno scorso, che veniva così a coronare un periodo meraviglioso ed esemplare di lavoro assiduo e di trionfi ininterrotti. Trionfi: la parola non è nè audace, nè esagerata. Tronfi che gli hanno data una fama grande per quanto meritata, trionfi che finalmente coronarono il suo studio coscienzioso e il grande amore da lui portato all'arte e il cospicuo contributo della sua voce squillante, dolcissima, estesa, modulata da una sapiente scuola e da un personale intuito.

 

Bernardo De Muro è uno di quegli artisti  che noi potremmo chiamare "classici", perchè appartiene alla grande schiera dei "divi", il cui nome è profondamente impresso  ella storia trionfale del nostro teatro lirico: è uno di quegli artisti che noi potremmo chiamare galantuomini, perchè lungi dal fare della sua arte un mestiere, ha cercato di nobilitarne ogni giorno le vie, mantenendosi ad un'altezza artistica e morale che non tutti sanno raggiungere, o per mancanza di studio o per deficienza di mezzi naturali.

 

Il suo repertorio? Si dovrebbe dire che non ne ha se si dovessero citare l'uno dopo l'altro tutti gli spartiti nei quali ha consegnata la sua fama, impersonandone come egli solo può i caratteri e lo stile, con una profondità psicologica delicatissima.

Si dovrebbe domandarsi, piuttosto, qual'è lo spartito che De Muro non abbia cantato: sarebbe più spiccio e semplice; perchè questo tenore dalla voce incomparabile ha anche avuto dalla natura il dono di moltiplicare continuamente gli aspetti della sua arte, così che non sarebbe possibile al più accorto critico ritrovare il medesimo interprete in due spartiti consecutivamente da lui rappresentati; tanto egli sa riportare i suoi spiriti a quelli delle persone create da cervello del librettista e dal genio del musicista.

 

Anima vigile ed accorta, pensiero attivo ed instancabile, operosità viva ed ininterrotta: queste sono le qualità precipue di Bernardo De Muro. Ed egli le usa con una parsimonia ed una generosità ad un tempo che tornano tutte compiutamente in suo onore. E ne va dando prova ora, mentre vestito da soldato - è caporal maggiore di sanità - avvicenda le cure pietose di uomo, compiendo con viva bontà le sue funzioni di infermiere, con quelle di artista, prestandosi con impeti di generosa benevolenza a tutti i concerti benefici, dai quali la carità pubblica trae alimento di sussidi alle vedove e agli orfani dei combattenti. E si può aggiungere, che la guerra ha svelato in De Muro altre qualità, che prima la sua modestia gli faceva nascondere, qualità che è bene mettere in rilievo, perchè giovano a far intendere al lettore per quali intimi processi di cortesia d'anima questo artista sia anche riuscito a conquistarsi un primato invitto nell'arte lirica.

 

 

(N.d.R.)

Tenore Bernardo De Muro (Tempio Pausania 3.11.1881 - Roma 27.101.1955)

Studia al liceo musicale di Santa Cecilia a Roma come baritono sotto la guida di Antonio Cotogni, ritiratosi dal liceo studiò poi da tenore con i maestri Sbriscia e Martino.

Debutta l'11 maggio 1910 al Teatro Costanzi di Roma in "Cavalleria Rusticana" (Turiddu) 19 recite con la direzione di Tullio Serafin.

La sua affermazione decisiva avvenne il 20 gennaio 1912, dove al Teatro alla Scala di Milano, determinerà il trionfo della prima italiana (in contemporanea con il Teatro alla Fenice di Venezia) di "Isabeau" di Pietro Mascagni, con la direzione di Tullio Serafin.

 A Venezia, viceversa, l'opera diretta dall'autore, cade.

 


ISABEAU A FIRENZE

Tratto da “Gazzetta dei Teatri Milano del 29 maggio 1924, numero 7

       

Messa in scena con quella cura intelligente, che e pro­pria dell’impresario Tavernari, la bella opera di Mascagni ha ottenuto al Politeama Fiorentino successo straordinario.

L’ottima esecuzione complessiva ha avuto un’attrattiva irresistibile, e quella del celebre tenore De Muro, al quale il pubblico ha fatto accoglienze trionfali.

Ecco infatti come il più popolare giornale di Firenze parla della esecuzione di questo straordinario spettacolo:

Non ci eravamo troppo ingannati prevedendo per ieri sera un esaurito

Il vastissimo teatro di Viale Regina Elena, nonostante che gran parte della folla intellettuale fosse anche stata distratta dal grande concerto di Palazzo Vecchio, rigurgitava di pubblico fino alle ultime gradinate, e di pubblico eletto; tutto in grande attesa, per sentire il primo e più grande Folco della scena lirica, il creatore di questo personaggio difficile e suggestivo.

Il comm. De Muro — inutile dirlo — fu accolto in scena con un lunghissimo applauso. E già fino dalle prime battute, il pubblico potrà gustare le magnifiche, sempre più brillanti qualità di questo cantante eccezionale; ognuno avvertì subito che si trovava di fronte ad una creazione artistica completa, viva, perfetta.

Il primo applauso scrosciante, e la prima richiesta di bis, che il celebre tenore dovè concedere, fu nella frase dell’appello al falco: frase espressa dal De Muro con tale potenza di suoni e di dizione, da far vibrare veramente nell’aria tutto l’ansito della giovinezza di Folco verso il messaggero del cielo.

Ma è inutile ed è impossibile registrare ogni pregio di arte di questo grande tenore, a traverso la interprelazione del personaggio da lui creato: nè si possono registrare tutte le ovazioni, tutte le richieste di bis, tutte le chiamate al proscenio.

Basti dire che De Muro ha trovato ieri sera al Fioren­tino uno dei suoi più schietti e più caldi trionfi. Ed è opportuno rilevare che non solo i suoi potentissimi acuti e le sue centrali sonore hanno strappato applausi all’uditorio, ma anche certe sue mezze voci morbide e aggraziate, che sembrano un miracolo di tecnica vocale in una voce polente come questa.

La signorina Fanelli e il bravo baritono Montanelli divisero valorosamente gli onori della serata, insieme al maestro Antonini, direttore compito e impeccabile come sempre.

II comm. De Muro si ripresenterà al pubblico Domenica nella rappresentazione diurna, per la quale, ci si dice, sono gii in corso fin d’ora delle prenotazioni.

Ed e naturale: giacchè si può dire, in una frase poco tecnica ma molto espressiva. che l’Isabeau con De Muro e la sola vera Isabeau.