Petar Raichev - Tenore

Petar Raichev - tenore

Tenore bulgaro PETAR RAICHEV

Conosciuto in Italia anche con il nome Pietro Raicev o Raicew

 

Nato a Varna (Bulgaria) il 9 marzo 1887.

Morto a Sofia il 30 agosto 1960.

 

Studia privatamente con il basso e didatta bulgaro Ivan Vulpe e, in seguito, a San Pietroburgo con il noto insegnate di canto Umberto Mazzetti, attivo nella Russia zarista, dove l’opera italiana era molto popolare.

 

Corre l’anno 1912, quando il giovane Petar Raichev decide di intraprendere un viaggio in Italia per avere la possibilità di studiare con il famosissimo tenore Fernando de Lucia, che oltre a perfezionarlo nella già ottima corretta emissione, lo supportò nello studio cui più teneva il tenore bulgaro, ossia, impadronirsi perfettamente della pronuncia italiana, tuttavia, sebbene le lezioni del tenore napoletano ottenessero il successo voluto, a volte, nella voce di Petar, una traccia dell’accento slavo era ancora vagamente distinguibile.

 

Nel 1913 Petar Raichev ritorna in Russia in possesso di una superiore formazione, dovuta agli studi realizzati in Italia. Nello stesso anno debutta a San Pietroburgo, rimanendovi per alcune stagioni, producendosi in ruoli della scuola russa come Lensky (Evgenij Onegin) e Hermann (La dama di Picche), e della scuola italiana come Canio (Pagliacci) e Rodolfo (La bohème). Nel 1919 è presente a Kiev e, nel 1920 a Praga. L’esperienza raccolta nei teatri di queste due città sarà un caposaldo molto importante per la sua carriera.

 

È nel 1921, che prende la decisione di voler intraprendere la sua carriera artistica in Italia. Tuttavia, si trattiene prima nell'isola di Malta, dove, al Teatro Reale della Valletta, si produce nel ruolo del Cavaliere Des Grieux in Manon di Jules Massenet a fianco di Sarah Fidelia Solari (Manon) e Franco Castellaneta (Lescaut), seguito da quello di Werther con Berta Casoni nel ruolo di Carlotta e Franco Castellaneta in quello di Alberto. Lasciata l’isola di Malta appare in Italia, al Teatro Garibaldi di Padova, quale Alfredo in La traviata, con Nera Marmora nel ruolo di Violetta Valery e il baritono Apollo Granforte in quello di Giorgio Germont. Qui Petar, prese parte anche ad alcune recite di Tosca.

 

L’anno successivo (1922), si presenta a Catania al Teatro Bellini come Mario Cavaradossi in Tosca e in La traviata, alternandosi nel ruolo di Alfredo, con il tenore Giuseppe Taccani, mentre Violetta era il soprano Ayres Borghi Zerni e Mario Basiola Giorgio Germont. Nello stesso anno è richiamato a Malta, dove si produce in La traviata a fianco di Adelaide Saraceni (Violetta) e poi ancora, sempre a fianco della Saraceni quale Leila, interpreta il ruolo di Nadir, in I pescatori di perle di Georges Bizet.

 

Ritornato in Italia, si presenta la Teatro Comunale di Ferrara in La traviata con Nera Marmora nel ruolo di Violetta e Matteo Dragoni in quello di Germont padre. Il 3 marzo 1922 è al Teatro la Fenice di Venezia ancora come Alfredo, sempre a fianco di Nera Marmora e con Riccardo Stracciari quale Germont padre, direttore Leopoldo Mugnone.

L’8 aprile 1922, ritorna in Sicilia, questa volta a Palermo, al Teatro Massimo come Il Duca di Mantova in Rigoletto, dove si alterna nel ruolo con il tenore leccese Franco Tafuro, mentre una giovane Toti Dal Monte sosteneva il ruolo di Gilda, in quello del titolo si produceva il baritono greco Giovanni Angelopulo (Yiannis Angelopoulos), Andrea Mongelli era Sparafucile e il direttore Franco Paoloantonio. Il 29 dicembre è al Teatro Carlo Felice di Genova come Alfredo Germont, a fianco di Gilda Dalla Rizza (Violetta) e al possente baritono Umberto Urbano (Giorgio Germont), direttore Gino Marinuzzi. Vi ritornerà il 25 gennaio 1927 come Loris Ipanov in Fedora di Umberto Giordano, con il soprano milanese Giulia Tess nel ruolo del titolo.

Durante la stagione 1923/24 è in cartellone in diversi spettacoli alla Deutsche Oper di Berlino, tra i quali vanno ricordati i ruoli di Rodolfo (La bohème), Mario Cavaradossi (Tosca) e il ruolo protagonistico in Faust di C. Gounod. Durante questo periodo Raichev appare come artista ospite anche Vienna, Lipsia, Dresda e ad Amburgo, dove fu ascoltato come Alfredo.

Nel 1925 è al Teatro Comunale di Carpi come Alfredo a fianco del baritono basco Celestino Sarobe e Albertina Cassani quale Violetta.

 

Petar Raichev non apparirà mai al Teatro alla Scala, tuttavia nel 1925, è presente a Milano al Teatro Carcano in La traviata con Mafalda De Voltri (Violetta) e Luigi Borgonovo (Germont padre), nello stesso anno è ospite all’Opera di Bucarest, nel ruolo del Cavaliere Des Grieux, con Lydia Lipkowska nel ruolo di Manon.

 

Molto attivo nel 1926, Raichev debutta in un altro importante teatro milanese, il Dal Verme, alternandosi con Lionello Cecil (l'australiano Lionel Cecil Sherwood) nel ruolo del Cavaliere Des Grieux in Manon con Florica Cristoforeanu nel ruolo del titolo e Gino Vanelli come Lescaut.

Appare poi al Teatro Municipale di Piacenza, alternandosi con il tenore argentino Pedro Mirassou nel ruolo di Alfredo Germont, con il soprano catalano Mercedes Capsir (Violetta) e, il baritono padovano Enrico De Franceschi come Germont padre.

Al Theatre Champs-Élysées di Parigi, condivide il ruolo del Duca di Mantova con il famoso tenore russo Dimitri Smirnov, mentre Rigoletto era il baritono Marcello Rodrigo.

Torna in patria, dove al Teatro Reale appare come Rodolfo in La bohème di G. Puccini.

 

Nel 1927 Raichev si presenta come Loris Ipanov (Fedora) al Teatro Comunale di Trieste, a fianco del soprano Giuseppina Baldassari-Tedeschi nel ruolo del titolo, Olga era il soprano Dolores Seghizzi e il baritono veronese Lorenzo Conati dava voce a De Siriex.

Nello stesso anno torna al Teatro Dal Verme di Milano per partecipare a una serie di recite nel ruolo del Duca di Mantova in Rigoletto alternandosi con il tenore russo Alessandro Wesselowsky (che godeva di notevole successo in Italia) e Mario Basiola nel ruolo del protagonista, mentre Gilda era il soprano spagnolo Margherita Salvi.

Sempre nello stesso anno è al Teatro Grande di Brescia, dove condivide il ruolo di Lohengrin, con il noto tenore italiano, specializzato nei ruoli wagneriani, Ettore Parmeggiani, Elsa di Brabante era il soprano catalano Mercedes Llopart, mentre la coppia “oscura”, era formata dal mezzosoprano Antonietta Tioni (Ortruda) e Armando Borgioli (Federico di Telramondo).

 

Alla fine degli anni '20 canta come artista ospite a Bucarest e, diventa anche membro de “l'Opéra Russe” di Parigi, complesso fondato dal soprano russo Maria Kuznetsova-Benois, che disponeva di un notevole gruppo di eminenti artisti russi , rifugiatisi a Parigi dopo la Rivoluzione (Feodor Chaliapin, Dimitri Smirnov, Natalie Vechor, Theodore Ritch, ecc.), mettendo in scena produzioni di grande valore, tra cui una in particolare, “Il Principe Igor” di Aleksandr Borodin. In questa sfavillante produzione con le danze Polovesiane messe in scena dal grande coreografo russo Michel Fokine, Petar Raichev ricopriva il ruolo del Principe Vladimir Igorevič, mentre il ruolo del titolo era affidato al baritono Gyorgy Yurenieff.

 

Tra il 1927 e il 1933, Raichev alterna regolarmente le sue prestazioni tra l’Opera di Belgrado e l’Opera di Bucarest, riuscendo a esibirsi con successo anche in Sud America con la compagnia de “l'Opéra Russe” di Parigi.

 

Nel 1931 canta a Berlino nel ruolo del titolo in “Les Contes d'Hoffmann” di Jacques Offenbach.

In seguito per la durata di quasi due anni andrà a far parte dell’Opera Nazionale di Zagabria, e apparirà come artista ospite nei teatri di Hannover, Vienna (Volksoper), Colonia e Augsburg.

 

Nel dopoguerra Raichev, fonda una propria compagnia d’opera nella sua città natale Varna, compagnia, che per un certo periodo farà anche parte dell’Opera Nazionale di Sofia, cui Raichev ne divenne il direttore.

Dopo il ritiro dalle scene, Petar Raichev si dedica all'insegnamento del canto al Conservatorio di Sofia fino al 1958.

 

Petar Raichev possedeva una voce tenorile di qualità, sempre riconoscibile, privilegiata da un timbro caldo e morbido e dotata di ragguardevole estensione, era inoltre accompagnata da naturale talento e un’innata musicalità. L’impostazione tecnica era di prim'ordine, specie nella “copertura” del suono.

 

Lascia una vasta testimonianza discografica (circa 150 facciate a 78 giri) incise tra il periodo 1923/1931.

 

Petar Raichev muore all'età di settantatre anni a Sofia il 30 agosto 1960

 

© Pietro Sandro Beato

 

“Tra le fonti consultate, principalmente: “The Record Collector”