Giuseppe Di Stefano - tenore

Tenore Giuseppe Di Stefano

 

Nato a Motta Sant’Anastasia (Catania) il 24 luglio 1921.

Morto a Santa Maria Hoè (Lecco) il 3 marzo 2008.

 

Giuseppe (Pippo, com’era famigliarmente chiamato) nasce in Sicilia a Motta Sant’Anastasia in provincia di Catania da Salvatore ex carabiniere, che come legge voleva, aveva dovuto abbandonare la divisa per potersi sposare con una sarta di Siracusa Angela Gentile, di conseguenza si dedicherà al piccolo commercio. Ciò nonostante il nuovo lavoro non sarà sufficiente ai bisogni della famiglia, tanto da costringere Salvatore a trasferirsi nella città di Milano con tutto il nucleo famigliare in zona  Porta Ticinese. Era l’anno 1927 e “Pippo” aveva sei anni.

A tredici anni “Pippo” entra in seminario dai Gesuiti, avvertendo una vocazione presto smentita. Ne esce dopo tre anni per continuare gli studi presso un Istituto Magistrale. Un amico di studi appassionato di lirica scopre le doti vocali di “Pippo” e si presta a pagargli le prime lezioni di canto.

 

Nel 1938 Di Stefano partecipa al primo Concorso Nazionale di canto, sezione “Voci grezze”, vincendolo.

A Milano, parteciperà ad alcune audizioni con il direttore d’orchestra Gino Marinuzzi e con il famoso baritono Luigi Montesanto, che in seguito diventerà il suo maestro di canto e agente teatrale.

 

Nel gennaio 1941 è chiamato a svolgere il servizio militare presso un reggimento di fanteria con sede a Ravenna. Allo scoppio della guerra anche grazie all’interessamento dell’amico Tenente Medico Giovanni Tartaglione evita il fronte russo e nel 1943 ottiene una lunga licenza. Durante questo periodo inizia, a Milano, una carriera come cantante leggero di canzonette e avanspettacolo in vari locali della città, tra cui il ristorante Odeon e i cinema-teatro Cristallo e Ambrosiano, assumendo il nome d’arte di Nino Florio.

Dopo l'8 settembre sconfina in Svizzera, non perdendosi d’animo partecipa ad alcuni concerti in vari campi profughi. Partecipa inoltre ad alcuni programmi di Radio Losanna che comprendevano canzoni e titoli come L'Elisir d'amore, Il Tabarro, con la direzione di Otto Ackermann. Sempre in Svizzera per EMI Zürich, HMV Studios, inciderà una serie di canzoni accompagnato dal pianista Edoardo Moser.

 

Finita la guerra torna in Italia affidandosi all’insegnamento di Luigi

Montesanto, che diventerà anche il suo “datore di lavoro”, nell'agosto del 1945 canta in un caffè-ristorante di Bergamo. Sarà tuttavia l’agente teatrale Liduino Bonardi farlo debuttare come Il cavaliere Des Grieux in Manon di Massenet al Teatro Municipale di Reggio Emilia il 20 aprile 1946.

 

Superato il debutto la carriera sarà rapida e folgorante — il 2 maggio è al Teatro la Fenice di Venezia quale Nadir in I pescatori di perle di G. Bizet a fianco di Lyana Grani e Giuseppe Valdengo — Il 3 agosto è il duca di Mantova in Rigoletto in Piazzale del Pavaglione a Lugo di Romagna con Giovanni Inghillieri e Lina Pagliughi, nello stesso luogo il giorno dopo canta in La traviata (Alfredo) a fianco di Margherita Carosio —  il 17 agosto ancora nel ruolo del duca di Mantova al Politeama di Genova questa volta a fianco di Mario Basiola — il 7 settembre ritorna a Lugo, in Piazzale del Pavaglione con L’amico Fritz di P. Mascagni (Fritz Kobus), che riprende al Municipale di Reggio Emilia il 28 settembre — Il 26 ottobre è al Comunale di Bologna come Elvino in La Sonnambula con Margherita Carosio e Tancredi Pasero — il 7 novembre al Municipale di Piacenza in Manon di Massenet, che riprende al Teatro Alighieri di Ravenna il 15 novembre, in entrambi le produzioni a fianco di Dolores Ottani quale Manon Lescaut — il 20 novembre è al Teatro Esperia di Forlì quale Alfredo in La traviata, ripresa  all’Alighieri di Ravenna il giorno successivo — Il 24 novembre al Teatro Alessandro Bonci di Cesena è ancora des Grieux in Manon. Chiude questo suo primo travolgente 1946 con l’inaugurazione della stagione del Gran Teatro del Liceu di Barcellona con Manon di J. Massenet (19 dicembre), seguita da Rigoletto (28 dicembre) a fianco di Carlo Tagliabue.

 

La velocissima corsa al successo continua, si esibisce in due produzioni all’Opera di Roma: La sonnambula (12.1.1947), I pescatori di perle (25.1.1947) e in febbraio, in cinque recite di I pescatori di Perle al Verdi di Trieste.

 

Il 15 marzo dopo nemmeno due anni dal debutto ufficiale, entra per la prima volta nel tempio della lirica, il Teatro alla Scala di Milano, dove si produrrà nel suo splendido “Cavaliere Des Grieux” a fianco del soprano Mafalda Favero con la direzione di Antonio Guarnieri, avvenimento che segnerà l’inizio di una collaborazione assidua con il teatro milanese che sarebbe durata per venticinque anni. Nella sala del Piermarini, accanto a Maria Callas parteciperà a memorabili allesti­menti di Gioconda, direttore Antonino Votto (26.12.1956), Lucia di Lammer­moor, direttore Herbert von Karajan (18.1.1954), La traviata, direttore Carlo Maria Giulini (28.5.1955) e Un ballo in maschera, direttore Gianandrea Gavazzeni (12.4.1956), ma vanno ricordate pure  Tosca e Eugenio Onegin con Renata Tebaldi, Cavalleria rusticana e Carmen con Giulietta Simionato, Iris, Pagliacci, Manon Lescaut e Adriana Lecouvreur con Clara Petrella, La forza del destino e Aida con Antonietta Stella, L’ Elisir d’amore e La bohème con Rosanna Carteri. Con il soprano veronese canterà anche nella prima assoluta di Il calzare d’argento di Ildebrando Pizzetti. Lo ricordiamo inoltre in Rienzi di Wagner con la direzione di Hermann Scherchen. Apparirà per l’ultima volta alla Scala nei panni di Don José in Carmen il 14 aprile 1972.

In totale saranno ventisei titoli, quarantatre produzioni e 185 le recite complessive con le quali Giuseppe Di Stefano si è esibito sul palcoscenico del più famoso teatro lirico mondiale.

 

Precoce fu pure il debutto al Metropolitan (1948, con Rigoletto), dove re­sterà mitico il suo Faust del 1949, per il massimo teatro newyorkese canterà  111 recite in quindici produzioni di Rigoletto, Manon, La traviata, L’elisir d’amore, Gianni Schicchi, Falstaff, Mignon, La bohème, Der Rosenkavalier, Faust, Il barbiere di Siviglia, Madama Butterfly, Carmen, Tosca, Les Contes d’Hoffmann. A fianco dei più famosi artisti che in quel periodo calcavano le scene del Metropolitan: Lawrence Tibbett, Bidù Sayão, Leonard Warren, Risë Stevens, Eleanor Steber, Italo Tajo, Licia Albanese, Salvatore Baccaloni, Teresa Stratas, Dorothy Kirsten, Robert Merrill, Delia Rigal, Blanche Thebon, Victoria de los Angeles, Tito Gobbi, Zinka Milanov, ecc., e a direttori come: Fritz Reiner, Giuseppe Antonicelli, Wilfred Pelletier, Alberto Erede, Fausto Cleva, Pierre Monteaux, Dimitri Mitropoulos, ecc.

 

Nel 1949 sposa a New York Maria Girolami, che gli darà tre figli e dalla quale di separerà nel 1976. 

 

Esordisce alla Staatsoper di Vienna il 12 giugno 1956 come Edgardo in Lucia di Lammermoor a fianco di Maria Callas e con la direzione di Herbert von Karajan, in una Tournée del Teatro alla Scala.

Nel teatro della capitale austriaca avrà modo di esibirsi fino al 1965 in: Manon Lescaut (16.6.1957); Carmen (19.6.1957) con Jean Madeira, direttore Herbert von Karajan; Tosca (29.5.1958) con Gigliola Frazzoni e George London; Aida (9.9.1958) con Birgit Nilsson, Giulietta Simionato e la direzione di Herbert von Karajan; Rigoletto (15.9.1958) con Ettore Bastianini e Hilde Güden, direttore Alberto Erede; Un ballo in maschera (23.9.1958) con Birgit Nilsson, Ettore Bastianini e Giulietta Simionato direttore Dimitri Mitropoulos; La Bohème (30.5.1960) con Hilde Güden ed Ettore Bastianini; La forza del destino (23.9.1960) con Antonietta Stella ed Ettore Bastianini e la direzione di Dimitri Mitropoulos; Madama Butterfly (25.9.1960) con Leontyne Price e Kostas Paskalis e la direzione di Lovro von Matačić; Ospite durante la festa del Prinz Orlofsky in Die Fledermaus (31.12.1960), dove canta “O sole Mio” e “Dein ist mein ganzes Herz” da Das Land des Lächelns di Lehár, scatenando una marea d’entusiasmo nel pubblico viennese. Turandot (22.6.1961) con Birgit Nilsson e Leontyne Price nel ruolo di Liù, direttore Francesco Molinari Pradelli; Andrea Chénier (17.5.1965) con Antonietta Stella e Aldo Protti, direttore Arturo Basile; Pagliacci (25.5.1965) con Wilma Lipp e Mario Sereni; La traviata (13.11.1965) con Hilde Güden e Aldo Protti. Giuseppe Di Stefano si produrrà in queste opere anche in periodi diversi con differenti compagni di scena.

Dal 3 novembre 1967 canterà innumerevoli recite nell'operetta Das Land des Lächelns  di Lehár al Theater an der Wien.

Il 22 giugno 1968 in un concerto nella sala del Musikverein, farà la sua ultima apparizione nella capitale austriaca.

 

Malauguratamente dopo circa quindici anni di splendente carriera, già agli inizi degli anni Sessanta, la voce inizia a dare segni di prematuro declino. Anche se fu spesso incolpato di cantare con una tecnica poco ortodossa — colpa tutta da dimostrare — le cause furono molteplici, non ultima una "visione" della vita non precisamente “spartana”.

Tuttavia seppur non più completamente in possesso di quell’organo prodigioso, riuscì ugualmente, grazie alla partecipazione emotiva che metteva in scena, all'accento incisivo, alla formidabile chiarezza di dizione, a mantenere ancora a lungo il sortilegio di una vocalità che continuava a incantare e abbagliare il pubblico — che tutto gli perdonava.

 

Nel 1966 l'eclettico tenore si presenta al Festival di Sanremo con la canzone "Per questo voglio te", senza tuttavia raggiungere la finale.

 

Nel 1972 Giuseppe Di Stefano dopo molti anni dal loro primo incontro, si ritrova a New York con Maria Callas. L’esuberante carattere del tenore catanese riesce a persuadere il grande soprano greco a rimettersi “in gioco”. Il loro sodalizio ci concederà in tre anni, una cinquantina di concerti eseguiti in giro per il mondo, che seppure quasi sempre invisi dalla critica togata, ebbero comunque un grande successo di pubblico.

 

Nel 1975, a Spoleto, Di Stefano tiene un master per i vincitori del Concorso Naziona­le di canto « Adriano Belli ». Negli anni ottanta il tenore continua ad esibirsi sporadicamente in recital in giro per il mondo. Partecipa più volte alla giuria del Concorso di Canto "Giuseppe di Stefano" a Tra­pani.

 

A partire dagli anni Ottanta non appare più sulle scene.

Tuttavia nel 1992 apparirà eccezionalmente per l'ultima volta sulle scene nel ruolo dell'imperatore Altoum in Turandot di Puccini, alle Terme di Caracalla a Roma. 

 

Nel 1993 sposa il soprano Monika Curth con la quale conviveva già dal lontano 1977 

 

Il 3 dicembre 2004 rimane gravemente ferito durante una rapina nella sua casa di Diani in Kenya, dove amava passare la stagione invernale. Colpito a colpi di bastone dai ladri  che lo lasciano incosciente a terra, ricoverato al vicino ospedale di Mombasa, le sue condizioni si rivelano gravi, tanto da essere sottoposto a più operazioni.

Il 7 dicembre entra in coma.

Il 23 dicembre è trasferito in Italia,  all'ospedale San Raffaele di Milano.

Una volta dimesso con gravi infermità, si ritira nella sua casa di Santa Maria Hoè, presso Lecco, dove rimarrà fino al giorno della sua dipartita, il 3 marzo 2008.

 

Vastissimo il lascito discografico, elencarlo qui per intero richiede troppo spazio e probabilmente non sarebbe ugualmente completo, segnalerò quindi solo alcune registrazioni di opere fatte in studio, tralasciando i recital e l’enorme mole di incisioni dal vivo che Di Stefano ci ha lasciato.

Prime fra tutte le registrazioni con Maria Callas:

Cavalleria rusticana, Lucia di Lammermoor, I Puritani, Tosca (1953, EMI) — Pagliacci (1954, EMI) — Rigoletto (1955, EMI) — Un ballo in maschera, La bohème, Il trovatore (1956, EMI) — Manon Lescaut (1957, EMI).

Ricorderemo inoltre, tra l’altro, Madama Butterfly con Victoria de los Angeles e Tito Gobbi (1954, HMV) — Il Requiem di Verdi diretto da Victor De Sabata ((1954, EMI) — La traviata con Antonietta Stella e Tito Gobbi (1955, EMI), La forza del destino con Zinka Milanov e Leonard Warren (RCA 1958) — Tosca Con Leontyne e Giuseppe Taddei (RCA 1962), ecc. 

 

 

 

 

©  Pietro Sandro Beato 2020