Francesco Merli - tenore

Francesco Merli - tenore

Nato a Corsico (Milano) il 28 gennaio 1887

Morto a Milano l'11 dicembre 1976

 

Di famiglia umile, cresce nella povera periferia milanese della fine Ottocento.
Quando inizia a guadagnarsi da vivere è assunto come bidello in una scuola di Milano. Nelle ore libere dal lavoro il giovane Merli inizia a studiare canto. Nel giugno del 1913 partecipa al Teatro Dal Verme ai concerti verdiani organizzati dal Comune di Milano per incentivare l’istruzione musicale nelle scuole. In quel concerto Francesco Merli canterà con l’apporto di due colleghi il terzetto de I Lombardi alla prima Crociata, “Qual voluttà trascorrere”. Dopo averlo ascoltato nel concerto al Teatro Dal Verme, il sindaco di Milano Antonio Greppi, lo fa trasferire a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, sollevandolo dall’impiego di bidello.


Il 25 luglio 1914 partecipa ad un importante concorso di canto per giovani esordienti svoltosi a Parma, sotto l’occhio vigile del direttore Cleofonte Campanini. Merli, che si cimenterà in pagine da opere di Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini risulterà secondo, mentre il primo posto andrà a Beniamino Gigli, e al terzo si classificherà il tenore spagnolo Isidoro Fagoaga.
Il buon esito ottenuto con il secondo posto al concorso fece sì, che il maestro Tullio Serafin lo prendesse sotto il suo patrocinio, mandandolo a studiare con i maestri A. Borghi e C. Negrini, prendendosi inoltre cura di preparare  il giovane tenore all’apprendimento dei primi spartiti. La grande esperienza in fatto di voci che il maestro di Cavarzere trasmise al Merli, gli permise di ottenere presto la piena sicurezza dei propri mezzi vocali.


Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Francesco Merli fu arruolato e destinato in prima linea sul Monte Nero.
In seguito a qualche licenza e alcuni permessi speciali, Il 26 dicembre 1916, ha la possibilità di debuttare al Teatro alla Scala di Milano in una riesumazione del Fernando Cortez di G. Spontini, nella secondaria parte di Alvaro, con Esther Mazzoleni (Amazily), Icilio Calleja (Cortez) e Giuseppe Danise (Telasco), direttore Ettore Panizza.
Finita la guerra Francesco Merli cerca di recuperare il tempo perduto. Il 12 settembre del 1918 ritorna alla Scala come Elisero nel Mosè di G. Rossini a fianco di Nazzareno De Angelis nel ruolo del titolo, seguito il 21 dicembre dal suo primo grande ruolo verdiano Don Alvaro nella Forza del destino, che interpreterà al Politeama di Genova.
Il suo legame con il Teatro alla Scala durerà quasi un trentennio. Per brevità citeremo qui solo i titoli delle produzioni realizzate nel massimo teatro milanese, senza tenere conto delle riprese:

23 aprile 1922  I maestri cantori di Norimberga (Walter) con Marcel Journet (Hans Sachs) e la direzione di Arturo Toscanini.

31 dicembre 1922  Lohengrin (ruolo titolo), con Maria Carena (Elsa) e Carlo Galeffi (Telramondo), direttore Antonio Guarnieri.

17 gennaio 1923  Cristoforo Colombo A. di Franchetti (Guevara) con Carlo Galeffi nel ruolo del titolo.

24 febbraio 1923  Manon Lescaut (Des Grieux) con Juanita Caracciolo.

3 marzo 1923  Boris Godunov di M. Mussorgski  (Grigori).

19 dicembre 1926  Cavalleria rusticana (Turiddu) con Bianca Scacciati e la direzione dell’autore.

16 gennaio 1927  Turandot (Calaf) con Bianca Scacciati.

5 febbraio 1927  Aida (Radamès).

24 marzo 1927  La Gioconda (Enzo Grimaldo) con Giannina Arangi Lombardi (Gioconda), Ebe Stignani (Laura), Tancredi Pasero (Alvise), Benvenuto Franci (Barnaba), direttore Toscanini.

7 aprile 1927  Fidelio di L. van Beethoven (Florestano), direttore Toscanini.

5 dicembre 1927  Siberia di U. Giordano (Vassili) con Bianca Scacciati e Victor Damiani.

5 gennaio 1928  Mefistofele (Faust) con Tancredi Pasero e Giuseppina Cobelli, direttore Antonino Votto.

11 marzo 1928  Il trovatore (Manrico) con Giannina Arangi-Lombardi e Carlo Galeffi.

19 gennaio 1929  Il tabarro di G. Puccini (Luigi) con Carlo Galeffi.

21 aprile 1929  Pagliacci (Canio) con Rosetta Pampanini e Carlo Galeffi.

2 maggio 1929  Germania di A. Franchetti (Federico Loewe) con Lina Bruna Rasa e Carlo Galeffi.

10 aprile 1930  La dannazione di Faust di H. Berlioz (Faust), direttore Victor De Sabata.

19 aprile 1930  Andrea Chénier (Ruolo titolo) con Lina Bruna Rasa e Carlo Galeffi.

7 dicembre 1930  I Lombardi alla prima Crociata (Oronte) con Bianca Scacciati.

26 dicembre 1930  Loreley di A. Catalani (Walter) con Lina Bruna Rasa e Carlo Tagliabue.

7 marzo 1935  Otello (ruolo titolo) con Maria Caniglia e Mariano Stabile, direttore Gino Marinuzzi

4 aprile 1935  Carmen (Don José) con Gianna Pederzini.

22 aprile 1935  La Straniera di V. Bellini (Arturo) con Gina Cigna e Mario Basiola, direttore Gino Marinuzzi.

26 dicembre 1935  Ernani (ruolo titolo) con Gina Cigna, Armando Borgioli e Tancredi Pasero.

4 marzo 1936  Sansone e Dalila (Sansone) con Ebe Stignani.

18 marzo 1936  La Wally di A. Catalani (Giuseppe Hagenbach) con Gina Cigna.

24 marzo 1937  La fanciulla del West (Dick Johnson), con Giuseppina Cobelli. 6 aprile 1938  Silvano di P. Mascagni (ruolo titolo),

24 dicembre 1944  Edgar di G. Puccini (ruolo titolo) con Tatiana Menotti.

 

29 dicembre 1919 debutta al Teatro di San Carlo a Napoli in Loreley di A. Catalani (Walter).

Fu in questi anni che cominciò a specializzarsi nel repertorio lirico-spinto per cominciare poi a interessarsi del repertorio drammatico, mettendo in repertorio la Manon pucciniana,  Andrea Chénier,  Aida,  Don Carlo, Trovatore, Pagliacci, Turandot, quest’ultima la canterà per la prima volta a Roma il 29 aprile 1926, eseguita quattro giorni dopo la “prima assoluta” di Milano.
Compare in quasi tutti i teatri importanti italiani, tra cui Roma, Manon Lescaut, 24 gennaio 1924; Verona, Anfiteatro Arena Andrea Chénier, 24 luglio 1924; Venezia, Teatro La Fenice Lohengrin, 30 ottobre 1924; Firenze Politeama Aida, 12 maggio 1925;  Trieste Lohengrin, 6 novembre 1926; Torino Teatro Regio La forza del destino, 27 dicembre 1929; etc.

Intanto si fa conoscere anche all’estero, nel 1920 al Colón di Buenos Aires, al Solis di Montevideo.

Nel 1922 è Parigi Théâtre des Champs-Elysées, mentre all’ Opéra canterà nel 1935.

Nel 1926-30 canta al Covent Garden di Londra, dove il 7 giugno 1927 partecipa alla prima rappresentazione inglese di Turandot.

 

il 16 febbraio 1930 è Manrico in Il trovatore al Teatro di San Carlo a Napoli a fianco di Giannina Arangi-Lombardi, Enrico Molinari e Ebe Stignani, direttore Edoardo Vitale.

 

Nel 1931 canta Guglielmo Tell all’Arena di Verona, che ripeterà ancora qualche volta solo nei teatri della buona provincia

 

Il 2 marzo 1932 debutta al Teatro Metropolitan di New York in Aida (Radamès) con Elisabeth Rethberg nel ruolo di Aida. Per questo teatro canterà solo in otto recite di AidaLucia di LammermoorSimon Boccanegra e Madama Butterfly, parteciperà inoltre a due concerti. Probabilmente la cecità artistica dei dirigenti del massimo teatro statunitense, non comprese allora la sua vera "statura" artistica, perdendo l’occasione di ascrivere nei suoi annali uno dei nomi di prima grandezza nel melodramma del ‘900.

 

 

Il 4 novembre 1933 debutta al Teatro Municipale di Alessandria il ruolo di Otello con Franca Somigli (Desdemona),  e il 25 dicembre 1935, lo porta al Teatro Regio di Parma a fianco di Maria Carbone e Giacomo Rimini, direttore Antonino Votto.

Da quel momento, il pubblico e in modo particolare la critica,  identificò Francesco Merli con il ruolo del “Moro”.  Al potente personaggio verdiano Merli diede voce vigorosa e compatta, bronzea nei centri e argentea negli acuti, capace di risolvere qualsiasi fine interpretativo, riuscendo nello stesso tempo negare qualsiasi inflessione di impronta verista, portandolo in scena durante la sua carriera 295 volte.
Del condottiero verdiano, lo stesso Merli,  in alcuni appunti da lui stesso preparati per una trasmissione radiofonica, avrà modo di dire:


« Mi sono sempre sforzato di attenermi il più possibile al quadro tracciato dallo stesso Verdi. Sappia­mo tutti che il grande Maestro insegnò la parte a Tamagno, parola per parola, nota per nota, gesto per gesto. lo non ho avuto occasione di vedere l’«Otello» di Tamagno, ma quando ho cominciato la mia carriera lirica se ne parlava ancora; e ho creduto op­portuno seguire il più fedelmente possibile la tradizione. Il  personaggio di Otello ha bi­sogno di un trattamento vocale pieno di in­tensa drammaticità, ma nello stesso tempo non esclude, anzi richiede, la mezza voce e le intenzioni. Dal punto di vista scenico, poi, io l'ho visto e l'ho eseguito in perpetuo movimento.

Come capitano, come uomo, come ami­co, come marito felice e come sposo tradito, o che si crede tale. E si capisce: la sua stes­sa razza, la sua provenienza dai paesi più ardenti gli danno naturalmente un 'esube­ranza, una vitalità, un'esasperazione che non si adatterebbero a un uomo del nord. . . Le stesse manifestazioni della sua gelosia, che lo spingono fino alle soglie della demen­za e anche oltre, descrivono la natura di Otello. È la gelosia di un africano, quella, non di un uomo civile. Quindi non mi è mai riuscito di concepire un Otello statico, come è stato visto da qualcuno. Del resto, è la stessa musica di Verdi, direi, che non permette al personaggio di star fermo ».

 

Dotato di voce resistente e molto potente, fluida e sicura nel registro acuto, in possesso di una dizione perfetta e di una declamazione ampia e vigorosa. In un periodo nel quale il firmamento lirico era popolato da innumerevoli tenori cosiddetti di “cartello”, che si contendevano le migliori “piazze” teatrali mondiali, Francesco Merli seppe emergere oltre che per le doti vocali, anche per merito di una mente disciplinata e di una ferrea volontà.

Merli era come abbiamo visto in grado di sostenere le più ardue tessiture, tanto che potè figurare con successo in riprese dalla Dejanice di Catalani al Cristoforo Colombo e la Germania di Franchetti, al Salvator Rosa di Gomez,  al  Figliol prodigo di Ponchielli.

Ma interpretò anche FidelioLombardi alla prima CrociataLa Straniera di Bellini, Luisa MillerNormaCarmenCavalleria rusticanaFanciulla del WestAlcesteSansone e DalidaForza del destinoLohengrin, etc., etc.

 

Nell' agosto del 1948 abbandona le scene a Roma (Terme di Caracalla), con tre recite di Otello.

 

Si ritira a vita privata nella sua casa di Milano in via Giulio Carcano, dove

si spegnerà a quasi novant’anni.

 

© Pietro Sandro Beato 2022